Sara Bessi
Cronaca

Esami oncologici, ritardi sui referti. Le risposte arrivano dopo 40 giorni

Appello della Fondazione Pitigliani: "L’Asl trovi il modo di velocizzare, la rapidità è importante per le cure"

Esami oncologici, ritardi sui referti Le risposte arrivano dopo 40 giorni

L’eccellenza in campo oncologico all’ospedale Santo Stefano di Prato rischia di essere in parte vanificata per un motivo contingente: l’attesa dei referti delle biopsie. In alcuni casi si parla di settimane e in altri anche di quaranta giorni. Troppo per chi deve attendere la risposta di un esame che può segnare il destino del paziente. A lanciare un appello riguardo questo problema che interessa cittadini pratesi e quanti si rivolgono alla struttura ospedaliera di Galciana, che può contare su professionisti riconosciuti a livello internazionale e su strumentazioni di alto livello, è la Fondazione Sandro Pitigliani per la lotta contro i tumori onlus.

"Abbiamo raccolto segnalazioni da parte di alcuni pazienti secondo le quali i referti delle biopsie, necessari per proseguire nel tracciare il piano di terapia personalizzato, arrivano con ritardo. La tempestività nelle risposte è importante per avviare le cure su certi pazienti. Sarebbe necessario trovare una modalità per velocizzare le risposte, pur sapendo bene che Prato ormai da anni non può più contare su una sua anatomia patologica, chiusa e trasferita in un’altra struttura aziendale". Così Giovannella Pitigliani Sini, presidente della Fondazione Pitigliani, che si dice preoccupata per una situazione andata a peggiorare soprattutto nel periodo post covid. Difficoltà che sono state raccolte anche allo sportello del Centro diritti per il malato, che è sempre stato in attività anche durante il periodo del covid.

Un disagio per quanti aspettano con comprensibile ansia le risposte di esami importanti e spesso indispensabili per avviare la cura di un’eventuale patologia insorgente o in corso.

Un problema quello dei rallentamenti nella refertazione oncologica che è ben presente da tempo all’azienda sanitaria Toscana centro. Già a metà dicembre scorso, infatti, l’Asl ha sottolineato di non sottovalutare le momentanee difficoltà legate all’organico dei tecnici, tanto da annunciare di lavorare per ripristinare il prima possibile la dotazione organica prevista.

A quanto sembra, però, gli interventi messi in atti per potenziare la struttura di anatomia patologica non hanno dato i risultati sperati, se ancora oggi a distanza di quasi due mesi le lamentele non si placano ed il fenomeno è ancora ben evidente. I provvedimenti - ricorso all’aggiuntiva ed all’ausilio di personale proveniente da altre sedi aziendali, oculata organizzazione del periodo delle ferie - oltre all’acquisizione di nuove apparecchiature automatiche - hanno garantito almeno fino a metà dicembre 11.176 esami istologici e 24.482 esami citologici solo per Pescia-Pistoia, a cui si sono aggiunti gli oltre 42mila per Empoli-Prato e Firenze, come struttura di riferimento aziendale. "Qualcosa però si deve essere inceppato. Basti pensare alle lunghe liste di attesa sia per esami di altro genere che per interventi chirurgici - prosegue la presidente Pitigliani - Parlo anche per esperienza personale: sono stata costretta a rivolgermi alla sanità privata per una questione di salute urgente, ma non è giusto. I cittadini pagano le tasse e i servizi debbono essere garantiti e accessibili sotto tutti i punti di vista".

Un gap che la Fondazione Pitigliani auspica possa essere superato quanto prima. Anche in virtù delle eccellenze che si trovano al Santo Stefano. Basti pensare che l’ospedale può contare su un laboratorio traslazionale con ricercatori di fama mondiale, a partire dal compianto professor Angelo Di Leo, su terapie a misura per ciascun paziente e di recente su una diagnostica mini-invasiva per le patologie oncologiche con l’attivazione di un servizio di biopsie sotto guida radiologica con citoassistenza (valutazione immediata dell’adeguatezza del prelievo, ndr). Un peccato vedere un fiore all’occhiello della sanità pratese, apprezzato a livello nazionale e non solo, doversi incagliare in ritardi legati ai problemi legati alla mancanza di personale e al fatto di non avere più a disposizione un’anatomia patologica in città.