SILVIA BINI
Cronaca

Escalation di violenza. La Municipale non è sicura

Cocci (FdI) presenta una mozione per chiedere l’uso di giubbotti antiproiettile: "Gli agenti non sono dotati dei giusti equipaggi. In città c’è una guerra tra clan" .

Tommaso Cocci

Tommaso Cocci

Tre aggressioni armate, una donna a cui hanno sparato e perfino il sospetto di un cadavere ancora non rinvenuto. Un’escalation di violenza dal quale parte il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Cocci, per chiedere maggiori dotazioni di sicurezza alla polizia municipale puntando il dito contro "il distretto parallelo in mano alla mafia cinese al cui interno si è aperta una guerra tra clan rivali".

Una situazione preoccupante, secondo il consigliere di opposizione, che l’amministrazione ha sottovalutato da anni: "Siamo nel bel mezzo della ’guerra delle grucce’, che è una guerra tra clan mafiosi, dove non ci si risparmia di sequestrare e sparare in testa ad una donna, com’è successo. Il centrodestra da vent’anni mette in guardia la città davanti a questi scenari, dato che era prevedibile che una comunità ricca e chiusa diventasse terreno di caccia per le sue organizzazioni criminali. Il centrosinistra invece ha pronunciato la parola mafia, abbandonando le forme dubitative, letteralmente e appena due giorni fa, mentre da 20 anni la sinistra che amministra Prato non vede e minimizza", si legge nella nota inviata da Cocci.

"Questo regolamento di conti tra clan rivali cinesi accerta che il clima è cambiato e che dei precari, quanto illeciti, equilibri sono saltati. La tensione è palpabile e la città rischia di perdere il controllo. Se un’aggressione avviene in pieno giorno, se si spara a pochi metri dal centro, chi può garantire che domani un agente della Municipale, fermando un’auto sospetta, non si trovi di fronte a un criminale pronto a sparare? Serve consapevolezza, non minimizzazione".

È in questa direzione che si inserisce la mozione depositata da Cocci, con la quale chiede che venga reso obbligatorio l’utilizzo dei giubbotti antiproiettile da parte della polizia municipale, nei servizi serali, notturni e in tutte le situazioni in cui gli operatori risultano maggiormente esposti.

"Un anno fa, l’amministrazione ha acquistato 20 giubbotti antiproiettile, spendendo migliaia di euro per dispositivi che oggi mi risultato essere chiusi negli armadietti - aggiunge -. Non capisco perché nessuno ne ha previsto ancora l’effettivo utilizzo. E intanto gli agenti continuano a operare per strada senza una protezione adeguata, in un contesto sempre più pericoloso. A Prato il vero ostacolo è culturale: si teme più la percezione del problema che il problema stesso. Ma l’emergenza è già in atto, ignorarla non la fa sparire. Rifiutare strumenti di protezione per paura del messaggio che trasmettono è irresponsabile".