REDAZIONE PRATO

Dimesso l’escursionista pratese, aperta un’inchiesta sulla tragedia

L’imprenditore pratese di 42 anni è stato ferito nella mattina di Pasqua dalla valanga che ha ucciso il suo compagno di escursione

I soccorsi al Corno alle Scale e, nel riquadro, Cesare Paoletti (Ansa; Facebook)

Prato, 8 aprile 2015 -  E' stato dimesso ieri dall’ospedale Maggiore di Bologna Alessandro Ciabattini, l’imprenditore pratese di 42 anni ferito nella mattina di Pasqua dalla valanga che ha ucciso il suo compagno di escursione Cesare Paoletti, pistoiese di 49 anni. Sull’episodio il pm Marco Forte ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato, in cui confluiranno il rapporto dei carabinieri di Lizzano in Belvedere e la relazione del Corpo Forestale. Gli stessi specialisti della Forestale che partecipano al servizio Meteomont hanno infatti compiuto lunedì un accurato sopralluogo e rilievi tecnici nella Valle del Silenzio, assieme alla squadra del Soccorso Alpino del Corno alle Scale intervenuta per prima sul luogo della tragedia, per valutare possibili cause e dinamica della slavina.

Prende corpo l’ipotesi che non sia stato il passaggio dei due scialpinisti a provocare il distacco, ma il crollo di una cornice di neve dalla soprastante cresta dei Balzi dell’Ora, in conseguenza della nevicata che durante la notte aveva depositato almeno 30 centimetri di neve ventata sulla montagna. Fatalità e sfortuna avrebbero quindi giocato un ruolo decisivo nell’accaduto. «Non sono stati certo assistiti dalla fortuna – spiega il presidente regionale del Soccorso Alpino Danilo Righi –. Parliamo di due persone esperte ed equipaggiate a dovere con Artva, pala e sonda». Tuttavia, non hanno fatto in tempo ad allontanarsi dal pendio per rientrare nel bosco e scendere al lago del Cavone, da dove erano partiti. La valanga li ha travolti in pieno e proiettati contro gli alberi, trascinandoli per un centinaio di metri. «Di certo sono stati sfortunati, ma erano persone che in montagna si sapevano muovere», ribadisce Mauro Ballerini, vicecomandante dei soccorritori del Corno, secondo il quale tuttavia le condizioni del terreno domenica mattina indicavano una chiara situazione di rischio per attività scialpinistica: «Purtroppo la decisione di tornare indietro è arrivata con un attimo di ritardo che è stato decisivo».