"Ero sceso dall’autobotte ed ero sotto la pensilina. Mi trovava a due camion da dove di lì a poco è avvenuta l’esplosione." Così inizia il racconto di Massimiliano Niccolai, 60 anni di Scandicci, che lavora per un’azienda di Firenze. Ricostruisce dalla sua postazione in pronto soccorso al Santo Stefano, con ancora cannula ed elettrodi attaccati al torace, l’attimo prima di quanto è scoppiato l’inferno al deposito petrolifero di Eni, a Calenzano.
"Sono salvo per miracolo", afferma Niccolai, mentre il pensiero corre subito ai colleghi, a coloro con cui ieri mattina era in fila per fare rifornimento di carburante da portare all’aeroporto di Peretola: "Ma ci sono morti?". Dalla sua barella in pronto soccorso non ha più notizie, perché "il telefono cellulare è rimasto sul camion".
Purtroppo, uno dei due deceduti, divorato dalle fiamme, è Vincenzo Martinelli, nato a Napoli nel 1973, e residente in centro a Prato dal 1998. Padre di due figlie, lavorava come autista di autocisterne per l’azienda Bt. Una persona perbene, un ragazzo tranquillo, lo ricordano alcuni colleghi, ed era un grande tifoso del Napoli.
Martinelli è stato il primo deceduto nella deflagrazione di via Erbosa ad essere stato identificato. Non appena il suo nome è uscito dalla lista di chi è stato falciato in pieno dall’onda d’urto dello scoppio, gli amici ed i conoscenti hanno manifestato la loro incredulità scrivendo messaggi sulla pagina Facebook di Martinelli. "Non è possibile, mi hai spezzato il cuore, ciao Enzu", scrive Luca, mentre Franco saluta l’amico e lo ringrazia "per tutto quello che hai fatto per me... ti porterò sempre nel mio cuore".
Il fratello Pasquale lo ricorda come "un uomo umile e discreto. Siamo devastati. Ci siamo sentiti domenica sera per l’ultima volta. Stavamo organizzando le feste, quando vederci, chi avrebbe comprato il pesce... E invece...".
"Avrei dovuto fare tre viaggi, dovevo rifornire la cisterna per l’aeroporto di Peretola. Lavoro anche per quello di Bologna" – continua Niccolai, dimesso in serata – "Per 22 anni ho lavorato nel settore delle benzine e da un anno e mezzo sono impiegato in un’azienda di rifornimento carburanti di Firenze. Ho sentito uno schianto terribile e ho fatto un volo di un paio di metri. Mi sono ritrovato a terra, circondato da lamiere, ma senza ferite. Un apocalisse. Insieme ad un altro vicino a me, ci siamo alzati e siamo scappati. Abbiamo saltato la rete di recinzione dove non c’è il filo spinato perché si temeva che quell’inferno continuasse".
Una volta a distanza di sicurezza, Niccolai ha chiamato tramite un collega l’aeroporto e la ditta perché "non avevo con me il telefono lasciato sul mezzo. Altrimenti nessuno poteva sapere dove fossi e che cosa era successo. Non so come faccio ad essere ancora vivo – ripete – Qui al pronto soccorso sono stati bravissimi: mi hanno fatto tutti gli esami, le Tac e l’otorino ha trovato sangue negli orecchi. Domani dovrò tornare per sottopormi ad altri accertamenti".
Ed in serata un altro colpo ferale per Prato: la seconda vittima accertata dovrebbe essere il camionista Carmelo Corso, 57 anni originario di Catania, che lavorava per conto della Rat e abitava a Prato. Per lui come per Martinelli si attendono comunque gli esiti degli esami del Dna.