Prato, 21 marzo 2025 – La fuoriuscita delle nube di aerosol, l’innesco provocato dal carrello elevatore, e quattro scoppi, uno di fila all’altro. Il deposito Eni di Calenzano il 9 dicembre scorso è diventato un inferno che si è portato via cinque vite (sono morti tre autotrasportatori e due operai) e che ha provocato lesioni (in alcuni casi molto serie) ad altre 28, oltre a causare danni a case, aziende, auto. La Procura pratese, guidata da Luca Tescaroli, ha chiuso le indagini in poco più di tre mesi. Le indagini hanno portato a 9 avvisi di garanzia a dirigenti Eni e Sergen.

Cinque le vittime del disastro di Calenzano, ma tante altre, dicevamo, sono rimaste ferite. Nove quelle che hanno riportato lesioni gravi: tra queste c’è un pratese, che ha riportato un trauma cranico e diverse ferite, anche al volto, con lesione corneale e della retina, e c’è anche un uomo residente a Carmignano che ha riportato un trauma cranico, e anche lui diverse ferite al volto con lesione corneale e retinica. Le situazioni più gravi erano quelle di Emiliano Braccini – che ha riportato ustioni di terzo grado sul 60% del corpo, e molte fratture – e di Luigi Murno, 37 anni, originario della provincia di Potenza, con ustioni sul 50% del corpo. Per molte delle persone rimaste coinvolte nelle scoppio le conseguenze hanno riguardato l’apparato uditivo (ipoacusia, acufene, perforazione del timpano). Molti dei 28 feriti dovranno fare i conti con un disturbo da stress post traumatico. Il rogo ha danneggiato 17 automobili e due autotreni , parcheggiati a circa 50 metri dal luogo delle esplosioni, e un’abitazione privata.
Eni, al momento, ha già stanziato 480mila euro per risarcire i danni causati ad abitazioni. Cifra consistente, sicuramente, anche se siamo soltanto all’inizio viste le notevoli conseguenze subite, in particolare, da alcune aziende con sedi molto vicine all’impianto di via Erbosa. In una prima fase, come spiegato proprio dall’azienda, sono stati liquidati i danni meno ingenti ai privati, principalmente per danni ad autovetture o a parti minori di immobili, vetri, tende, infissi che in alcuni casi l’esplosione aveva addirittura fatto saltare. Adesso, però, sarebbero stati pagati anche i danni ad alcune attività economiche come emerge ‘dall’osservatorio’ di Cna che sta seguendo diverse richieste di risarcimento.
“Confermo che le pratiche stanno andando avanti – dice Mirko Sulli del Coordinamento di Cna Piana fiorentina – Siamo a metà: per alcune delle circa quaranta aziende che si sono rivolte a noi i fondi sono già arrivati e le pratiche sono già state chiuse. Per altre, invece, ci si sta comunque avvicinando alla chiusura dell’iter. Non abbiamo ancora un quadro totale dei fondi che sono già stati o saranno erogati alla fine ma, per quanto ci riguarda, la pratica più consistente arriva a 100mila euro. Cifra che, per realtà comunque di dimensioni non grandi, è sicuramente importante”. La copertura dei danni non sarà però totale e questo è un punto che da mesi sta suscitando discussioni: “Per quanto riguarda le situazioni che abbiamo trattato – aggiunge Sulli – i risarcimenti vanno dall’80 al 90% del danno e sono quantificati in base alle perizie che sono state fatte”. L’obiettivo dichiarato da Eni è, comunque, quello di fare presto. Anche l’altro giorno, dopo la notizia degli avvisi di garanzia, è arrivata la conferma della volontà di erogare i risarcimenti, “con la maggiore tempestività possibile consentita dai tempi delle attività di perizia, dei danni civili sul territorio, in avanzato stato di definizione complessivo”.