L’udienza preliminare sul fallimento del gruppo edile "Grassi" si è conclusa con due patteggiamenti, cinque rinvii a giudizio e due imputati che sono stati prosciolti dalle accuse. L’udienza si è svolta ieri mattina al tribunale di Prato di fronte ad un’aula affollata di avvocati e uditori. La ditta Grassi fu affondata da un crac da 30 milioni di euro, uno fra i dissesti imprenditoriali più pesanti che si siano registrati nella storia della città. I fratelli Marco e Sandro Grassi ex amministratori della società, hanno acconsentito a patteggiare una pena di due anni. La richiesta di patteggiamento avanzata da parte degli avvocati dei fratelli Grassi (Nicola Badiani e Silvio Toccafondi) è arrivata al termine di una lunga trattativa avuta con la curatela fallimentare. Per altri cinque imputati - Morena Grassi sorella di Marco e Sandro, ma anche avvocati, periti e commercialisti - il tribunale ha invece deciso per il rinvio a giudizio. Il giudice, infine, ha emesso un non luogo a procedere per due imputati: il commissario giudiziale Laura Germinara e il perito Alfonso Fornasini. I pm titolari dell’inchiesta sono Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli. A mettere in moto il fallimento della azienda edile era stata la stessa procura di Prato che, in seguito a segnalazioni e a esposti presentati da alcuni dipendenti del gruppo, nel giugno del 2018 chiese di mettere fine al concordato della "Grassi snc". Fra l’altro, secondo l’accusa, il dissesto societario sarebbe stato evidente già a partire già dagli anni 2003-2005. Il concordato preventivo in continuità andava avanti dal 2011, ossia da quando i bilanci delle società iniziarono a presentare pesanti perdite. Nel 2011 venne fondata la "Grassi snc" che racchiudeva tutte le aziende di famiglia. La nuova società ottenne dal tribunale il concordato preventivo. I creditori, però, nel corso degli anni, non hanno mai visto tornare indietro i soldi che spettavano loro.
Tra i creditori ci sono anche 34 ex dipendenti che non si sono visti versare stipendi per un totale di circa 650.000 euro. Motivo per cui nel 2018 il tribunale, su richiesta della procura di Prato, ha dichiarato il fallimento della ditta. Contestualmente è stato aperto un fascicolo per bancarotta. Il liquidatore aveva manifestato alla Procura le difficoltà dell’azienda a mantenere gli impegni presi con il concordato, soprattutto nei confronti degli ex dipendenti.