Fallimento Stefan, processo chiuso . Commercialista assolto dopo 9 anni

Vannucchi era accusato di aver dato indicazioni per realizzare omissioni e falsificazioni contabili

Fallimento Stefan, processo chiuso . Commercialista assolto dopo 9 anni

Fallimento Stefan, processo chiuso . Commercialista assolto dopo 9 anni

Ci sono voluti nove anni prima che il processo per il fallimento della catena di negozi "Stefan" giungesse a conclusione. In piedi era rimasta solo una sola posizione, quella del commercialista e consulente esterno della società, Massimo Vannucchi, difeso dall’avvocato Mauro Cini. A nove anni dai fatti finalmente si è messo la parola fine alla tormentata vicenda. Vannucchi è stato assolto con formula piena ("per non aver commesso il fatto") dall’accusa di bancarotta fraudolenta in concorso. La procura aveva chiesto una condanna a due anni, mentre la parte civile, la curatela fallimentare, un risarcimento del danno di 150.000 euro.

Richieste non accolte dal collegio dei giudici che ha invece abbracciato la ricostruzione fornita dalla difesa del professionista, ossia della sua estraneità ai fatti. A Vannucchi era imputato di aver ideato e promosso "la contabilizzazione di un ricavo inesistente derivante dalla cessione del marchio Stefan a favore della capogruppo All Market", utilizzando una perizia redatta nel 2011 ma poi retrodata al 2010 per creare un falso ricavo formalmente riconducibile alla cessione del marchio. Operazione che sarebbe servita a coprire la pesante perdita di bilancio del 2010. Nei guai finirono il patron della catena di negozi di articoli per la casa a basso costo, Giuseppe Videtta (che ha patteggiato una condanna a due anni e 10 mesi) e la figlia Stefania (patteggiamento a due anni). L’inchiesta della guardia di finanza risale al 2015. Secondo l’ipotesi dell’accusa, gli imputati avrebbero distratto ingenti somme di denaro (sei milioni di euro) dal gruppo causando il dissesto della "Stefan", falsificando i bilanci della società fino a creare un debito inevaso di 152 milioni di euro.

La distrazione sarebbe avvenuta tramite la manomissione dei registratori di cassa che segnalavano cifre inferiori rispetto ai soldi incassati. Contanti che, secondo la procura, venivano ritirati di persona dallo stesso Videtta. Nel 2014 tutti i negozi della catena chiusero dall’oggi al domani lasciando in mezzo alla strada decine di dipendenti. Durante la fase delle indagini furono archiviate le posizioni dei componenti del collegio sindacale. Restò però quella del commercialista che, da consulente esterno quale era, non avrebbe potuto indirizzare da solo l’operazione della cessione, che di fatto non sarebbe nemmeno avvenuta. Ieri è arrivata l’assoluzione.

Laura Natoli