Favori a imprenditori. Giudizio immediato per il carabiniere

Lo ha disposto la procura di Firenze anche per Matteini Bresci

Favori a imprenditori. Giudizio immediato per il carabiniere

Il tenente colonnello dei carabinieri Sergio Turini è ai domiciliari dal giugno scorso

Svolta nella delicata inchiesta per corruzione della Dda di Firenze su un presunto giro di favori a imprenditori, sia italiani che stranieri, che ha visto coinvolto un carabiniere. La procura antimafia di Firenze ha disposto il giudizio immediato per il tenente colonnello Sergio Turini, ex comandante dei carabinieri di Prato, per l’imprenditore pratese Riccardo Matteini Bresci, ad dell’azienda "Gruppo Colle", e per Roberto Moretti, titolare di un’agenzia investigativa a Torino, amico di vecchia data di Turini. Per i tre, accusati, a vario titolo, di corruzione e accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine oltre che di peculato ( gli ultimi due reati sono riferiti solo a Turini), il processo si aprirà il 9 dicembre al tribunale di Prato, sede ritenuta competente dal gip fiorentino perché nel pratese sarebbero avvenuti i reati più gravi contestati dalla procura di Firenze. Il giudice ha accolto la richiesta della procura tuttavia gli imputati, che da giugno sono sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari, potranno chiedere di essere ammessi al patteggiamento o al rito abbreviato. Una scelta difensiva che potrebbe essere svelata nei prossimi giorni.

Secondo l’accusa, Turini si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici, italiani e cinesi, accedendo abusivamente al sistema banca dati delle forze dell’ordine per fornire loro informazioni. Almeno 99 gli accessi individuati, nel corso delle indagini. Inoltre, avrebbe fornito a Matteini Bresci notizie su indagini coperte da segreto, relative a dipendenti dell’imprenditore. In cambio, Matteini Bresci avrebbe pagato un viaggio negli Usa al figlio del tenente colonnello e interceduto con il sottosegretario agli affari esteri Giorgio Silli (non indagato) perché si attivasse con il comando generale dell’Arma per garantire la permanenza di Turini a Prato. Tentativo che finì con un nulla di fatto. Sempre il tenente colonnello, secondo l’accusa, avrebbe procacciato clienti all’amico Moretti fornendogli informazioni ricavate abusivamente dalla banca dati in uso alle forze dell’ordine in cambio di vini pregiati.