REDAZIONE PRATO

Fermezza e lockdown. C’è lite anche sulle allerte

Dopo le associazioni di categoria i dubbi della deputata Mazzetti (Forza Italia)

Erica Mazzetti (Forza Italia)

Erica Mazzetti (Forza Italia)

Con sfumature diverse sia le associazioni dei commercianti che degli industriali hanno espresso dubbi sulle dinamiche post allerta. In particolare il riferimento è a venerdì 14 marzo quando dopo le 12 la Regione ha emesso l’allerta rossa. Conseguenti le ordinanze dei sindaci, Bugetti in testa, per la chiusura di negozi e locali pubblici e anche lo stop alle attività produttive. Tutti a casa.

Si chiede dalle associaioni generalmente un coordinamento maggiore nella filiera del comando: dalla Regione agli enti locali, Comune in testa. La linea della fermezza, però, non viene minimamente messa in discussione dall’amministrazione pratese convinta della necessità di chiudere tutto nel pomeriggio del venerdì 14 e di rimandare le iniziative del Capodanno dell’Annunciazione nel fine settimana appena passato (allerta arancione).

Se un’allerta rossa sarà nuovamente annunciata il copione si ripeterà senza esitazioni.

Critiche sulla ’linea delle allerte’ arrivano dalla deputata di Forza Italia Erica Mazzetti: "La gestione delle allerte maltempo, talvolta tardive, talvolta eccessive, fatte spesso più per burocrazia e per mancanza di responsabilità, solleva più di un dubbio, ma è solo la punta dell’iceberg di una gestione che non funziona, vetusta e ideologica, a partire dalla Regione fino ai Comuni. È più che mai necessario un cambio di passo sulla gestione del rischio idraulico e idrogeologico, con un cambio di mentalità, per passare dell’incompetenza e dalla demagogia ai risultati. Tutto parte da una seria e appropriata manutenzione ordinaria del territorio, alla quale si associa una pianificazione razionale, tenendo conto della necessità di fare opere di contrasto e contenimento, spesso non fatte". Per Mazzetti "occorre partire da una nuova regolamentazione sul taglio e sulla manutenzione del bosco, dove comincia il problema, per poi arrivare a valle, a una diversa amministrazione dei consorzi di bonifica, che devono tornare a fare ciò per cui sono nati, oltre a fare gli esattori delle tariffe, senza dare risultati tangibili come succede in Toscana da troppi anni, tanto che tutto si trasforma in uno scaricabarile tra enti senza dare precisi e ben delineati e misurabili compiti e obiettivi, come da norma nazionale; senza dimenticare la manutenzione dei fiumi. Chi governa il territorio da cinquant’anni non è stato capace né di prevedere né di gestire l’emergenza".