Felpe, t-shirt e cappellini in bella mostra nella vetrina del centro attiravano l’attenzione dei tanti ‘fan’ del marchio TiK Tok, particolarmente in voga fra i giovanissimi anche perchè riconducibile al noto social network. Materiale sul quale ha però messo gli occhi anche una pattuglia della guardia di Finanza di Spezia: da una mascherina risultata con marchio contraffatto, le Fiamme gialle sono risalite via via a tutta la ‘filiera del falso’, partita da Prato e ramificata in tutta Italia. Un’indagine articolata (denominata ‘Reset challenge’) che ha portato al sequestro di 153.836 articoli di abbigliamento di griffe false: indagati 14 commercianti accusati a vario titolo di contraffazione e ricettazione. Tutto partito come detto dal blitz in un negozio di abbigliamento in centro, di proprietà di una 40enne spezzina che nelle scorse settimana aveva acquistato la merce in uno showroom a Prato di proprietà di due commercianti cinesi. E lì che i finanzieri sono andati alla ricerca del grosso del materiale contraffatto, realizzato però non nello showroom ma in una serigrafia della città laniera, gestita da due cittadini cinesi. Materiale pubblicizzato e venduto su pagine web a negozi di tutta Italia, dalla Lombardia alla Campania. All’interno della serigrafia sono state trovati capi ‘neutri’ pronti per essere marchiati con migliaia di etichette Tik Tok, numerose clichè in metallo, rotoli di carta griffata per il confezionamento e stampanti di ultima generazione anche 3D. Nei guai sono finiti i proprietari di esercizi commerciali a Livorno, Ancona, Ravenna, Bologna, Milano, Roma, Campobasso, Napoli e Salerno, tutti denunciati a piede libero così come i 4 cittadini cinesi titolari dello showroom e della tipografia: l’accusa è di contraffazione e ricettazione.
Claudio Masseglia