Comunità, inclusione, giovani. Sono le parole chiave che la Fondazione Cassa di risparmio ha scelto per sintetizzare la propria missione nel sostegno alla città. Si leggono nell’home page del sito istituzionale, stampate sullo sfondo di una fotografia: tessuti colorati sulle mura antiche della città, un’installazione d’arte contemporanea davanti alla Lazzerini, fabbrica divenuta di cultura. Le belle energie di Prato, che vengono dalla sua storia e guardano al futuro. Diana Toccafondi è arrivata al giro di boa del suo mandato alla guida della Fondazione: ecco il bilancio di questi primi due anni e mezzo, i nuovi progetti, a cominciare dal festival pensato "per trovare tutti insieme la forza e le idee per il futuro". Un progetto in costruzione, lanciato dalla Fondazione e che ha trovato l’immediata rispondenza del Comune. Un cantiere di idee che in parte è frutto dell’esperienza di Prato Comunità Educante, progetto che la Fondazione ha lanciato, coinvolgendo scuole, istituzioni culturali, soggetti del terzo settore.
Toccafondi, lei dice che la Fondazione deve essere un po’ come il lievito...
"Credo che la nostra funzione sia quella di sollecitare, affiancare, sostenere le istituzioni in una logica di rete, favorire collaborazioni, sinergie, senso di comunità. E’ questa l’evoluzione del ruolo delle Fondazioni anche a livello nazionale. Certo, ci sono Fondazioni più ricche della nostra, ma noi cerchiamo di rispondere alle esigenze della comunità con buone idee e spirito di servizio.".
Il lievito aumenta il volume del pane.
"E’ quello che cerchiamo di fare, finanziando in modo anche rilevante soggetti cruciali per la città e nello stesso tempo chiedendo che lavorino insieme in modo da sviluppare relazioni virtuose nell’interesse della comunità".
Formazione e ricerca, cultura e sociale: i tre cardini del vostro impegno.
"Sono anche gli ambiti del nostro bando per i contributi ai progetti proposti dalla città. In tutto, nel 2025 mettiamo a disposizione 1,3 milioni".
Camerata, Museo Tessuto, Fondazione Datini, Pin, Emporio Caritas: il finanziamento della Fondazione è determinante.
"Sono istituzioni determinanti, insieme ad altre che non finanziamo in modo strutturale ma su singoli progetti, valutando sempre la ricaduta sul territorio e la capacità di lavorare in rete".
E poi c’è Prato Comunità Educante.
"E’ un progetto che ci sta particolarmente a cuore. E’ partito nel 2022 nel corso del mandato del mio predecessore Franco Bini. La formazione delle nuove generazioni, il grande problema dell’abbandono scolastico: una rete per tentare di mettere un freno alla disgregazione di valori e strumenti critici che purtroppo caratterizza il presente di questo mondo. E’ sui giovani che si deve investire, perché non diventino soggetti passivi della storia. Tutti dobbiamo sentire la responsabilità di fare del nostro meglio".
Avete per ora coinvolto 1800 studenti, 30 enti del terzo settore e 13 istituti scolastici. E in futuro?
"Dal 2025 abbiamo un partner di rilievo nazionale, l’impresa sociale Con i bambini. Raddoppierà il nostro contributo, che in tre anni porterà a circa un milione le risorse da impiegare. È necessario un patto di comunità che veda lavorare insieme più soggetti: il patto c’è e si rafforza".
E diventa lievito...
"La Comunità educante è stato un laboratorio. Negli ultimi mesi, ad esempio, i musei di Prato hanno lavorato insieme e prodotto con i ragazzi cose bellissime, come il video “Come si fa una piccolissima rivoluzione”, che presto sarà disponibile in rete. E’ grazie a Prato Comunità educante che è nata l’idea del festival".
Racconti.
"Prato ha bisogno di una nuova narrativa su stessa, che può nascere solo da una nuova consapevolezza di se stessa. La può trovare tirando fuori le proprie capacità creative, mostrando quante belle cose le sue istituzioni sono capaci di fare, insieme. Ecco cosa sarà il festival: un evento che abbia una continuità, in cui Prato si sappia raccontare e incontri le voci più importanti del presente e con loro sappia interloquire".
Qualche dettaglio in più?
"Non sarà un festival calato dall’alto, come un format. Farà emergere quello che c’è: la potenzialità creativa delle istituzioni culturali, la loro capacità di collaborare, la voce dei giovani"
Chi sarà coinvolto?
"Il Comune, naturalmente, il cui ruolo è determinante: la sindaca Bugetti ha abbracciato subito il progetto, tanto più perché aveva in mente un’idea progettuale in sintonia con tutto questo. E poi Metastasio, Pecci, Camerata, Politeama, i Musei, le scuole, i giovani, i protagonisti di Prato comunità educante".
Come si chiamerà, dove si svolgerà, quando?
"Il nome e il tema sono in via di definizione e presto saranno condivisi con tutti i pratesi. Sarà un festival diffuso, negli spazi più belli e significativi della città. Il lavoro da fare è tanto, l’obiettivo è l’estate. Ma è prematuro scendere nei dettagli. E’ importante lavorare tutti insieme, trovare tutti insieme l’energia di farlo, per il futuro della nostra comunità".