
Don Alberto Maggini
Prato, 16 gennaio 2016 - 'Non mi ha voluto di là il Padreterno – mi disse all’indomani della dolorosa amputazione dell’arto inferiore –. Ora sono costretto a darmi daffare di nuovo per i miei parrocchiani». Questa volta il Padreterno ha avuto bisogno di lui e l’ha chiamato, perché di uno come don Alberto Maggini c’è necessità anche in paradiso. Ironia della sorte: proprio lui, apostolo delle attività motorie, negli ultimi anni aveva dovuto pagare un tributo pesante alle insidie cliniche, costringendosi a una mobilità ridotta. Ma anche in questa vicenda era emersa la tempra del combattente avvezzo a viaggiare in mezzo ai pericoli dell’esistenza. Lo avevano sollecitato a restare i parrocchiani. «Cosa ve ne fate di un prete con una gamba sola?» li aveva provocati con l’asciuttezza dissacratoria della progenie di Benigni (a due passi c’è Vergaio) che non sa piangersi addosso. E loro: «A noi sta bene anche senza due gambe». E aveva ricominciato imperterrito (tutte le mattine la Messa), sia pure aiutato da un altro sacerdote, tra la sua gente di Capezzana che nel cuor gli stava.
Gli volevano bene tutti, a cominciare proprio, come mi raccontava don Alberto, dal padre di Benigni che, al momento del possibile abbandono dell’anziano parroco della confinante Vergaio, col candore di uomo all’antica gli dichiarava: «Don Maggini, se cambiano prete a Vergaio, io voto per lei, anche se io e lei siamo come il diavolo e l’acquasanta». E la gente ha continuato fino all’ultimo ad essergli vicino: con il suo 30% di partecipazione al catechismo e alla chiesa registrava una delle medie più alte della diocesi, affratellati tutti anche dallo sport che per don Maggini è sempre stato una forma di sana aggregazione con cui corroborare il fisico e la mente.
Aveva coltivato questa sua passione sportiva fin dal seminario, quando monsignor Scatizzi faceva impartire tutte le mattine alle 7.30 venti minuti di ginnastica da parte di Sgarzini e Mandrini, professori di educazione fisica e atleti illustri. Questo legame allo sport lo portò ad essere fin dal 1968 per ben 31 anni consulente del Csi e poi incaricato diocesano sport e tempo libero, con 100 ragazzi impegnati sul campo del Tavola in ben 27 anni di calcio. Era anche presidente onorario della squadra amatoriale di calcio e di quella di ciclismo. Il Padreterno, che l’ha voluto lassù e sa tutto di noi, gli riserverà un posto privilegiato nel paradiso dei giusti. Alla famiglia e ai parrocchiani le condoglianze più vive de La Nazione.
I funerali si svolgeranno sabato alle dieci in Cattedrale.