REDAZIONE PRATO

Galceti dimenticato Parco chiuso dal 2020 e animali scappati "Mancano i permessi"

Dopo la bufera giudiziaria che ha coinvolto l’ex direttore Gilberto Tozzi il Centro di scienze naturali è gestito dalla Fondazione Parsec "Senza le autorizzazioni della Regione non possiamo riaprire al pubblico".

Galceti dimenticato Parco chiuso dal 2020 e animali scappati "Mancano i permessi"

Il cancello zincato è chiuso in via di Galceti. L’ingresso al Centro di scienze naturali è sbarrato. A dare il colpo di grazia al parco che già arrancava dopo le vicende giudiziare che hanno coinvolto Gilberto Tozzi, ex storico direttore, anima e fondatore del centro di Galceti, è arrivato il Covid che ne ha imposto la chiusura diventata poi definitiva, salvo sporadiche visite scolastiche. Tanti i progetti, tante le idee di rilancio di quello che è un unicum a livello toscano: 18 ettari di bosco ritagliati sul Monteferrato che fanno da sfondo ad un’oasi di natura e animali. Ma tutto questo oggi non esiste più.

La volontà di rimettere in moto la macchina che fin dagli anni Settanta ha macinato visitatori e rallegrato bambini c’è. Per farlo però servono soldi che invece mancano, servirebbe una burocrazia amica (ma in Italia...) e serve la passione che la famiglia Tozzi, indiscutibilmente, ha sempre messo per rendere eccezionale quel fazzoletto di bosco alle porte della città.

Nel bilancio comunale 2017 c’era un milione di euro come contributo al Centro di scienze naturali. All’epoca stava prendendo forma l’idea di spostare a Villa Fiorelli la nuova casa del Csn, come poi è successo. Una scelta che però, dal punto di vista logistico, non si è rivelata felice vista la lontananza degli uffici dal parco. "Per funzionare bisogna che tutto sia nello stesso luogo", commenta Saverio Tozzi, figlio di Gilberto, fino al 2013 dipendente a tempo pieno del Centro e oggi volontario dell’associazione Csn impegnata nell’antincendio boschivo e nella protezione civile. I processi e i sequestri iniziati nel 2013, così come il ritorno delle competenze amministrative dalla Provincia alla Regione e la conseguente assenza di un interlocutore, non hanno certamente aiutato la rinascita di Galceti. Non solo, va messa in conto pure la tempesta di vento del 5 marzo 2015 che sradicò circa ottanta alberi, rendendone altrettanti pericolati oltre alla gran parte delle recinzioni.

Oggi il centro si presenta in una veste del tutto diversa da quella che hanno conosciuto generazioni di pratesi: la staccionata di legno che circondava il laghetto centrale non c’è più, così come sono state dismesse le vecchie gabbie degli animali. Gran parte della fauna presente, caprioli, cinghiali, volatili, si è allontanata trovando rifugio nei boschi.

La struttura è gestita dalla Fondazione Parsec – Parco delle scienze e della cultura, nata a Prato nel 2017 e diretta da Marco Morelli che ha sotto la propria guida anche il Museo di scienze planetarie di via Galcianese e l’Istituto geofisico toscano.

"Dopo la chiusura per la pandemia il Centro di scienze naturali non ha riaperto per motivi strettamente normativi – spiegano proprio dalla Fondazione Parsec – Nel 2018 il Csn ha ripreso l’attività di recupero e cura della fauna selvatica e anche di animali sottoposti a sequestro o protetti giungendo in breve tempo ad ottimi risultati". Nel 2022 sono stati ben 500 gli animali recuperati e curati dal Csn: "La normativa però stabilisce che, oltre a una serie di adempimenti tecnici, organizzativi e di sicurezza che sono già in attuazione, è necessario un riconoscimento formale come ’santuario faunistico’ da parte della Regione. L’iter è in fase avanzata, manca solo l’approvazione della delibera, ma per il momento il centro non può aprire al pubblico. Sono permesse solo iniziative didattiche, saltuarie e a numero ristretto. Anche dopo la riapertura, infatti, la fauna destinata ad essere reintrodotta in natura non dovrà venire in contatto con i visitatori per la salute degli animali". Intanto il cancello zincato chiuso all’ingresso resta una ferita al cuore.

Silvia Bini