MARILENA CHITI
Cronaca

Genova o il nostro Datini?. La cambiale ‘contesa’

La carta notarile di un contratto tra un banchiere genovese e un mercante insidia il primato pratese. Orlandi (Fondazione Datini): "Diatriba che non esiste".

Angela Orlandi, direttrice scientifica Fondazione Istituto. Datini

Angela Orlandi, direttrice scientifica Fondazione Istituto. Datini

A scuotere i campanili di Genova e Prato riproponendo il documento del banchiere genovese è un articolo del giornalista e docente universitario Massimo Sideri che nella sua newsletter "One More Thing" di scienza e innovazione per il Corriere della Sera. E’ presentata la nota questione (almeno per gli studiosi) su chi sia stato ad inventare la cambiale e l’ampia letteratura sull’argomento, ma con una conclusione di buon senso, ovvero che sia meglio "annoverare la cambiale in quella lunghissima e felice lista di innovazioni e invenzioni e scoperte che fanno la nostra storia". Quella degli italiani, senza badare alle province. Dunque, la cambiale non l’ha inventata Datini?

"La cambiale non è stata inventata da nessuno - spiega Angela Orlandi, direttrice scientifica della Fondazione Istituto internazionale di storia economica Datini e docente di storia economica della moneta e della banca all’università di Firenze- Nella sua funzione tipica assomigliava a un attuale money transfer, un pagamento internazionale che avveniva senza la circolazione materiale del denaro. Il datore trasferiva moneta locale a un beneficiario che ne riceveva l’equivalente nella valuta della sua città. Il prenditore riceveva il denaro da trasferire e spiccava l’ordine di pagamento; il trattario riceveva l’ordine e provvedeva a pagare la somma al beneficiario della lettera". Niente rivalità, allora fra Prato e Genova? "La diatriba tra Genova e Prato- sottolinea Orlandi – non esiste da tanto tempo. I pratesi sanno bene che Datini non ha inventato la lettera di cambio, è una leggenda metropolitana perché solo lui poteva inventare uno strumento così utile! I pratesi sanno anche bene che il suo archivio ne possiede moltissime. Non esistono altri archivi che ne possiedano in tali quantità. I primati non devono far parte della storia, la storia è fatta di piccoli movimenti: niente appare o scompare all’improvviso, quasi sempre tutto è il frutto di piccole evoluzioni dovute al pragmatismo degli uomini, in questo caso i mercanti-banchieri, impegnati a trovare soluzioni accelerate per garantire liquidità. Forse tutto ha origine nel prestito". Piace ricordare Datini per il lascito benefico ai poveri della città attraverso la fondazione Ceppo dei poveri ed è un vanto il suo archivio. Ancora oggi, da lì si deve partire per ricostruire la storia economica e sociale della fine del Trecento. Anche senza l’invenzione della cambiale di motivi per essere orgogliosi che Datini sia pratese, ce ne sono davvero.