
Da giorni la preside dell’istituto Dagomari, Maria Gabriella Fabbri, oltre agli scrutini e all’esame di Stato è alle prese con distanze, numeri e architetti per fare quadrare i conti. La sfida è ardua: riportare in classe 1300 studenti il 14 settembre. Tanto che la dirigente sta pensando a come utilizzare gli spazi esterni: tensostrutture e aule all’aperto sono ipotesi allo studio. "Abbiamo un grande giardino che potremmo utilizzare", conferma Fabbri. "Stiamo provando le possibili soluzioni. Gli alunni sono tanti, abbiamo dieci prime classi per le quali non ci sono problemi, ma fra seconde e terze abbiamo classi che arivano a 29 alunni. Numeri alti da gestire rispettando il metro di distanza e lo spazio necessario tra i banchi e la cattedra". Così si tenta il possibile per riportare tutti a scuola: "Sono disposta a permettere lezioni in tutti gli spazi compresa la palestra, l’auditoruim e il giardino in cui potremmo portare i ragazzi quando ci sono belle giornate. Stiamo battendo tutte le strade possibili e sfruttando ogni singolo centimetro per recuperare spazi". Per l’ingresso a scuola il Dagomari può contare su quattro entrate: un numero sufficiente a evitare assembramenti dividendo gli alunni in gruppi. Il problema che preoccupa la dirigente riguarda però i trasporti: la scuola si trova nel polo di via Reggiana e quindi le entrate devono essere condivise con altre scuole superiori (Gramsci-Keynes e Datini) presenti nella cittadella. "Abbiamo ragazzi che arrivano con mezzi pubblici anche da fuori comune, il problema dei collegamenti non è banale, soprattutto alla luce dell’ipotesi degli ingressi scaglionati".