Giovannini inaccessibile alle auto: "Porte chiuse a mio figlio autistico"

La protesta di una madre: "Da qualche mese non posso accompagnare il bambino alle terapie. Devo parcheggiare fuori. È una grave ingiustizia". E parte un esposto di alcuni dipendenti della struttura.

Giovannini inaccessibile alle auto: "Porte chiuse a mio figlio autistico"

Giovannini inaccessibile alle auto: "Porte chiuse a mio figlio autistico"

"Non posso più accompagnare mio figlio Centro Giovannini per le terapie perché ci è stato vietato l’ingresso con l’auto all’interno della struttura". A parlare è la mamma di un bambino di sette anni con lo spettro dell’autismo che deve seguire delle terapie settimanali al centro Giovannini. Dal 2019, i terapisti che seguono il piccolo paziente, hanno sempre rilasciato un permesso provvisorio con indicati giorni e orari in cui la mamma poteva entrare al Giovannini e parcheggiare nei posti riservati che si trovano nella struttura.

Una agevolazione, limitata ovviamente al tempo delle prestazioni sanitarie, in grado di alleggerire di non poco la situazione. Peccato che da qualche mese le terapiste abbiano riferito alla madre di non poter più rilasciare il permesso di parcheggio per una decisione aziendale. Questa la spiegazione che però non è andata giù alla donna che si è rivolta anche all’Urp dell’azienda sanitaria. La risposta è stata quanto mai sgradevole: "Mi hanno detto che non possiamo accedere perché ci sono stati episodi di sovraffollamento e di ingressi di persone non autorizzate - dice la donna -. La soluzione non credo sia vietare alle famiglie che sono già in forte difficoltà un diritto ad accedere alle terapie in maniera agevolata, ma rafforzare i controlli e fare rispettare i permessi".

I permessi vengono rilasciati a chi ha problemi di deambulazione: "Credo che sia discriminante limitare l’accesso solo a chi ha problemi fisici perché comunque il mondo della malattia mentale è un mondo ampio e se le terapiste ritengono di rilasciare autorizzazioni alle famiglie per motivazioni legate al disagio dei pazienti, non può esistere una regola che sovrasta la valutazione di un professionista", aggiunge la mamma determinata a fare chiarezza.

"Sono obbligata a cercare parcheggio, pagare il ticket e costringere mio figlio ad arrivare fino all’ambulatorio che non è vicinissimo - spiega -. Non è una situazione facile, possibile che chi ne ha la competenza non riesca a capirlo? È davvero avvilente". Un problema segnalato anche da un gruppo di dipendenti del Giovannini che hanno presentato un esposto: "La vigilanza alla sbarra non permette l’accesso a nessuno, costringendo le persone con problemi di salute ad arrivare all’accettazione in lacrime e con grandissime difficoltà".

Silvia Bini