REDAZIONE PRATO

Gli operai cinesi ora collaborano. Sfruttati dal titolare ai domiciliari. La procura sequestra la stamperia

Nella ditta lo sfruttamento continuava nonostante l’imprenditore e il suo emissario fossero stati arrestati. Decisivo l’appello a denunciare del procuratore. Nella ditta a gennaio il tentato omicidio di un operaio.

La stamperia di via Pistoiese sequestrata Il titolare e il suo emissario erano già agli arresti domiciliari

La stamperia di via Pistoiese sequestrata Il titolare e il suo emissario erano già agli arresti domiciliari

Nemmeno l’arresto li aveva fermati. Avevano continuato a svolgere la loro attività imprenditoriale sfruttando i lavoratori. I due imprenditori cinesi, che erano finiti ai domiciliari all’inizio del mese per aver assunto connazionali privi del permesso di soggiorno (misura cautelare confermata dal Tribunale del Riesame), avevano in queste settimane continuato a macinare lavoro nell’illegalità. Per questo la Procura di Prato ha disposto nei confronti degli indagati un sequestro preventivo in via d’urgenza delle quote sociali della loro impresa Arte Stampa srl, con sede legale a Prato, che opera nel settore della stampa di tessuti per abiti da donna. Sequestrati anche i locali della stessa ditta, che si trova in via Pistoiese, con tutti i macchinari, oltre alle proprietà immobiliari e mobiliari dell’impresa. Il provvedimento è stato eseguito ieri. Come fa sapere il procuratore Luca Tescaroli in una nota i reati contestati al titolare della ditta e al suo principale emissario sono "intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché favoreggiamento dell’immigrazione clandestina".

Dalle indagini è emersa una condizione di sfruttamento lavorativo nei confronti di 14 dipendenti cinesi, privi del permesso di soggiorno, e di almeno altri quattro cinesi, regolari. Operai ‘spremuti’, con turni di lavoro di 12 ore, e in alcuni momenti anche di più. Lavoravano 7 giorni su 7 "con retribuzione non congrua (una piccola parte con bonifico e parte più consistente in contanti) e condizioni igienico sanitarie precarie". Alcuni di loro erano anche costretti a dormire in ditta. Come sottolinea Tescaroli un ruolo significativo, nell’acquisizione delle prove a carico dei due indagati finiti ai domiciliari, è stato svolto da 8 lavoratori che hanno assunto "un atteggiamento di collaborazione con l’autorità giudiziaria". Tra questi un operaio che, dopo essere stato vittima di tentato omicidio all’interno delle ditta, "ha intrapreso una proficua collaborazione con la giustizia". Si tratta del cinese di 40 anni che il 26 gennaio si presentò al pronto soccorso con una profonda lesione a un polmone causata da un’arma da taglio. L’uomo aveva raccontato di essere stato accoltellato da un collega, al momento ricercato con l’accusa di tentato omicidio. Da quel fatto sanguinoso è emerso un quadro di sfruttamento e degrado all’interno della stamperia a gestione orientale.

Una luce, nel buio dell’illegalità che morde il distretto parallelo, c’è: ed è l’atteggiamento di collaborazione con l’autorità giudiziaria da parte di alcuni operai cinesi. Un fatto nuovo per una comunità spesso totalmente chiusa. L’appello di Tescaroli, "denunciate", sta raccogliendo risultati. Il procuratore, lo ricordiamo, si sta battendo affiché i lavoratori sfruttati denuncino le condizioni a cui sono sottoposti, ricordando che è possibile ottenere il permesso di soggiorno per motivi di giustizia.

m. c.