REDAZIONE PRATO

Gli ultimi videotecari di Prato: "Il nostro catalogo va tutelato"

Luca e Marco Branchetti gestiscono la Transvideo, aperta nel 1981: è stata una delle prime in Italia

Se il cd sembra essere, in ordine temporale, il primo supporto audio destinato a sparire nei prossimi anni, lo stesso si può dire per il dvd come supporto video. Le cui vendite tra il 2019 e il 2020 sono diminuite quasi dell’8%, e le vittime principali di questo calo sono state le videoteche. Anche se a Prato bisognerebbe usare il singolare, visto che la videoteca TransVideo di via dell’Abbaco è praticamente l’unica rimasta in città. In trent’anni a Prato ne sono chiuse più di 40, una vera e propria morte silenziosa, a cui ha contribuito anche il poco interesse da parte delle istituzioni. "Uno dei nostri grossi problemi è stato lo streaming illegale. Se si fosse trovato il modo di fermarlo, forse qualche tutela in più l’avremmo avuta", dice Luca Branchetti, proprietario insieme al fratello Marco della TransVideo. "Il nostro settore è stato lasciato completamente a se stesso, e la colpa forse è anche di noi videotecari: non abbiamo mai fatto aggregazione, e come categoria non ci siamo mai veramente aiutati collettivamente". La pandemia ha segnato un crollo per la videoteca: nel 2019 noleggiava in media 1300 dvd al mese, ma a febbraio 2022 ha registrato meno di 300 noleggi. Se quindi una videoteca a livello economico non ha più modo di esistere, ci sarebbe da iniziare allora un discorso di tipo culturale. "Le biblioteche di Torino e Milano ci hanno contattato per farci i complimenti per il nostro catalogo, che ad oggi comprende circa 15000 film", dice Marco Branchetti. Perché allora non supportare chi gestisce un simile tesoro? "Quando abbiamo dovuto dare via le nostre 30.000 vhs, per questioni economiche e di spazio, nessuno se n’è interessato, nonostante le nostre tante chiamate e mail. Alla fine le abbiamo date a un ragazzo di Ferrara". Un patrimonio che poteva facilmente diventare pubblico è andato perduto. "Si parla tanto di cultura, ma la cultura è anche questa, a prescindere dal supporto fisico, vecchio o nuovo che sia. Alcuni film che avevamo esistono solo in vhs, e ancora oggi alcuni clienti vengono a chiedere quegli stessi titoli, perché non si trovano da nessuna altra parte". Per gli amanti del cinema, e non solo, è una perdita gigantesca. Forse sono cambiate le abitudini, forse l’idea del supporto è invecchiata, come dicono gli stessi fratelli Branchetti, ma siamo davvero sicuri di non voler salvare questi patrimoni, abbandonando così la settima arte?

Francesco Tartoni