
Il. momento dello scoppio del pacco bomba in uno dei magazzini a Prato
Dopo i tre pacchi incendiari recapitati in altrettante aziende a conduzione cinese a Prato, e dopo il rogo che ha distrutto la "Anda", azienda di logistica a Fuenlabrada alla periferia di Madrid, un altro inquietante episodio è stato collegato alla faida delle grucce (e della logistica) in corso da anni in città. Questa volta a essere preso di mira è stato un altro magazzino di logistica che si trova nei sobborghi di Parigi e che, guarda caso, è collegato a una delle tre ditte andate a fuoco a Prato il 16 febbraio scorso in un triplice attacco incendiario messo a segno quasi in simultanea. La ditta, a conduzione cinese, che è andata a fuoco a Parigi l’11 marzo scorso è dello stesso proprietario della "Elt Express" di via Maiano a Campi Bisenzio, e della "Anda logistics" di Madrid, completamente distrutta nel rogo scoppiato al suo interno la mattina del 28 febbraio, ad appena 15 giorni di distanza dall’attacco incendiario a Prato, Campi e Seano.
A riportare la notizia è stato anche il giornale francese "Le Parisien" che ha collegato i cinque incendi (citando espressamente il caso di Prato) e su cui le autorità sia straniere che italiane stanno indagando. Secondo quanto appreso, l’incendio alla ditta francese sarebbe stato appiccato con le stesse identiche modalità usate a Prato: all’interno del magazzino è stato ritrovato un pacco con una bottiglia incendiaria collegata a un telecomando (o un telefono, non è stato chiarito). Stesso modus operandi è stato usato per colpire la "Anda logistics" di Madrid. Le autorità spagnole hanno accertato che le fiamme non sono state accidentali ma che sono state appiccate grazie a una bottiglia incendiaria recapitata in un pacco. Il rogo è stato particolarmente violento tanto che il magazzino è andato completamente distrutto.
Si tratta del quinto caso nel giro di un mese (dal 16 febbraio data del triplice attacco nel pratese fino all’11 marzo, data del rogo a Parigi) a dimostrazione di come la faida per il controllo del redditizio mercato delle grucce e della logistica si stia allargando a macchia d’olio. Nel mirino delle rivendicazioni di un fantomatico gruppo criminale che sta cercando di imporsi nel mercato, sarebbe finito, fra gli altri, Zhang Di, figlio di Zhang Naizhong che fu identificato dagli investigatori, nell’inchiesta Chinatruck come il capo di una presunta organizzazione criminale di stampo mafioso che operava fra Prato e Roma. Il processo, nell’ambito dell’inchiesta Chinatruck, è ancora in corso a Prato (anzi stenta a partire per problemi di traduzione) e gli imputati sono tutti liberi. Nonostante l’inchiesta – che all’epoca fece molto scalpore, era il 2018 –, sembra che i gruppi contrapposti cinesi si stano dando ancora battaglia sul nostro territorio e che la "faida" abbia ampiamente oltrepassato i confini nazionali come dimostrano gli attacchi incendiari messi a segno a Madrid e a Parigi nel giro di pochi giorni l’uno dall’altro.
Sul caso sta indagando la polizia di Prato, coordinata dal procuratore Luca Tescaroli, che sarebbe già in contatto con le forze dell’ordine francesi e spagnole. A Prato le ditte finite nel mirino degli attacchi sono state la "Acca" di via Copernico a Seano, la "Xsd" di via dei Confini a Prato (altro non è che la "Shun Da" di via Nottingham distrutta in un incendio doloso nel luglio scorso e che fa capo a Bao Deping, finito anche lui nell’inchiesta Chinatruck) e la "Elt Express" di via da Maiano a Campi Bisenzio. I tre attacchi furono quasi simultanei: secondo quanto ricostruito dagli investigatori le tre ditte di logistica ricevettero un pacco ciascuna da inviare in Francia, da mittenti fittizi, all’interno dei quali era stata posizionata una bottiglia incendiaria collegata a una batteria e a un’antenna. A far esplodere i pacchi, a mezz’ora di distanza l’uno dall’altro, fu lo stesso uomo che azionò l’innesco dall’esterno con un telecomando.
Laura Natoli