LAURA NATOLI
Cronaca

Prato, la guerra delle grucce tra bande rivali. Un business da 100 milioni di euro

Dagli accoltellamenti agli incendi dolosi. La guerra si sarebbe riaccesa negli ultimi tempo dopo il ferimento di un cinese in un night club e del rogo che ha distrutto una ditta di logistica in via Nottingham

Il rogo in via Toscana in cui morirono sette operai cinesi (Foto Attalmi)

Il rogo in via Toscana in cui morirono sette operai cinesi (Foto Attalmi)

Prato, 3 settembre 2024 – Un distretto che stenta a mettersi in regola. Sfruttamento, contraffazione, lavoro nero, evasione delle tasse e, secondo le ultime indagini, anche la presenza di organizzazioni criminali di stampo mafioso che vogliono avere il controllo su alcuni settori del commercio, due in particolare su tutti: la logistica e le grucce. E’ quanto emerge dagli ultimi episodi di cronaca. Episodi inquietanti, legati da un filo rosso che porterebbe dritto all’esistenza a Prato, soprattutto nella comunità cinese, di una guerra fra bande, pronte a tutto pur di imporsi sul mercato. Tutti segnali che dimostrano come le cose non siano cambiate all’interno del distretto parallelo cinese che ancora continua a lavorare e ad agire secondo le “proprie regole”, spesso al di fuori della legalità. Un sistema difficile da far crollare, nonostante le tante inchiesta della procura degli ultimi anni e dei controlli nelle aziende nell’ambito del progetto lavoro sicuro della Regione, voluto e diventato praticamente stabile, in seguito al rogo di via Toscana del 2013 nel quale morirono sette operai cinesi che vivevano nella stessa fabbrica dove lavoravano.

Gli episodi che hanno fatto squillare il campanello di allarme risalgono allo scorso luglio. Episodi violenti collegati fra di loro: l’accoltellamento di un cinese all’interno di un night club di via Scarlatti (poi ritrovato agonizzante in via Marsala) e il furioso incendio che ha distrutto la ditta di logistica “Xin Shun Da” in via Nottingham. Gli episodi sarebbero stati inquadrati nell’ambito del cosiddetto “racket delle grucce” (o della logistica) che sarebbe in atto da anni a Prato per contendersi il mercato di un prodotto che vale milioni di euro. Da anni gli investigatori seguono la pista del racket. Rivendicazioni, pestaggi, aggressioni, estorsioni e incendi potrebbero essere ricondotti al maxi giro di forniture di grucce, prodotto fondamentale per i tanti pronto moda del distretto che realizzano migliaia di capi di abbigliamento ogni giorno. Ci sarebbe in atto una vera e propria guerra fra i produttori delle grucce che si darebbero battaglia per accaparrarsi i clienti con metodi non del tutto ortodossi. D’altronde che ci fosse qualcosa di strano dietro alla produzione e commercializzazione delle grucce era già emerso dieci anni fa. Nel 2014, la polizia arrestò tre cinesi che, secondo quanto era emerso, imponevano il pizzo alle aziende dei connazionali per costringerli a comprare le grucce dalle proprie ditte. Un filone d’inchiesta mai abbandonato. Per evitare scontri più o meno aperti, venne creato una sorta di consorzio fra i produttori di grucce cinesi al Macrolotto facendo così cartello sui prezzi e raggiungendo un quieto vivere. Alcuni imprenditori cinesi, però, non hanno mai aderito a questa specie di accordo di non belligeranza continuando a praticare prezzi e metodi di diffusione dei propri prodotti a modo loro. E la Dda ha acceso un faro su questo sistema. Si parla di un mercato che ha numeri da capogiro: se fra il 2016 e il 2017 il settore aveva introiti di circa 38 milioni, oggi si stima che la produzione ne abbia circa 100, di cui la maggior parte a nero. La concorrenza sarebbe riesplosa con atti più o meno violenti.

Qualcosa di simile era emerso anche con la nota vicenda giudiziaria partita dall’inchiesta “Chinatruck” che portò all’arresto di 25 cinesi accusati per la prima volta di “mafia”. Una organizzazione criminale che avrebbe tentato di imporsi nel sistema della logistica usando metodi di stampo mafioso. In realtà tutta l’inchiesta, durata anni, è finita in una bolla di sapone: gli arrestati furono scarcerati dal tribunale del Riesame dopo appena 20 giorni. Decisione confermata pure dalla Cassazione. Il processo è ora in corso a Prato ma procede a stento. E adesso sembra che la guerra sia riesplosa.