
Il procuratore Luca Tescaroli
Prato, 22 aprile 2025 – Non è solo una faida per il predominio sugli appendini del pronto moda, quella che da mesi sta incendiando le strade di Prato. La cosiddetta “guerra delle grucce”, alimentata da gruppi imprenditoriali antagonisti all’interno della comunità cinese, è solo la punta dell’iceberg di un sistema criminale complesso, radicato e in espansione, che si intreccia con sfruttamento del lavoro, prostituzione, gioco d’azzardo, contraffazione e immigrazione clandestina.
“E’ una situazione che deve coinvolgere tutti, non si può più considerare come qualcosa di esterno. Può rappresentare un pericolo perché se si spara per strada ci deve essere un impegno collettivo e una rivoluzione culturale che passi attraverso la consapevolezza dell’esistenza di queste realtà criminali”, afferma il procuratore capo Luca Tescaroli alla luce dell’escalation di violenze tra membri della comunità cinese. Un’aggressione criminale che si tende a sottovalutare, “per cui – auspica Tescaroli – è importante una corretta informazione per comprendere che non è un fenomeno locale, ma di più ampia portata”.
Come sgretolare un sistema Prato garantito da un’omertà finora vincolante? Il procuratore capo un’idea ce l’ha e la ribadisce anche in questa occasione: “Far sentire che lo Stato c’è e fare in modo che i cittadini abbiano fiducia nelle istituzioni – aggiunge – fino ad arrivare a collaborare sicuri di essere protetti. Per questo ribadisco che sarebbe opportuno estendere la normativa prevista per i collaboratori di giustizia introdotta nel 1991 dopo l’omicidio del giudice Livatino anche agli stranieri. Si potrebbe prevedere una estensione per gli irregolari in Italia”. A proposito ha riscosso una buona risposta l’appello lanciato proprio dal procuratore capo di Prato il 6 febbraio scorso rivolto agli imprenditori. “In questi mesi si sono rivolti a noi per collaborare e denunciare la condizione di sfruttamento già 50 lavoratori, tra cinesi, pakistani e bengalesi”.
Dalla sua lunga esperienza il procuratore capo chiede un cambio di passo, una rivoluzione culturale per contrastare infiltrazioni malavitose a scapito della qualità di un distretto che di buone pratiche ne ha da far conoscere a piene mani. Un quadro da contrastare, senza dubbio, per il quale il procuratore capo non si stancherà mai di rimarcare la necessità urgente di “avere una dotazione organica adeguata per contrastare in modo più appropriato anche questa fase cruenta. Più personale per la procura, più personale per il tribunale e più personale per le forze dell’ordine: ci vuole un rafforzamento reale per potenziare l’azione di contrasto. Noi facciamo tutto quello che è nelle nostre possibilità”, chiosa Tescaroli. E alcuni risultati si possono vedere. Ma non basta. Tescaroli punta a fare ancora di più. “Da quando sono arrivato alla polizia di Stato sono arrivate 5 nuove unità, 7 alla guardia di finanza e 8 alla dogana”.
Il contrasto, la repressione ma anche la prevenzione. La guerra tra gruppi all’interno della comunità cinese affonda le radici in altri settori dei quali si nutre: la prostituzione, come detto, la contraffazione, lo sfruttamento del lavoro ed il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il gioco d’azzardo. “Il mercato delle contraffazioni mette in contatto la realtà pratese con altre realtà italiane, considerato che Prato è uno dei principali poli produttivi per il tessile e per le confezioni pronto moda. Il rapporto sulla contraffazione dell’Osservatorio nazionale contraffazione ha evidenziato che il giro di affari è di circa 15 miliardi di euro, causando una perdita di 120mila posti di lavoro”.
Ci sono altri pilastri su cui ci basa la criminalità che agisce in forma organizzata, sfruttando i varchi della legge e l’omertà: imprese ’apri e chiude’, evasione fiscale sistematica, condizioni di lavoro disumane, miliardi di euro in merci sdoganate senza Iva e capitali esportati in Cina anche tramite criptovalute. Un sistema che altera senza dubbio il mercato e crea concorrenza sleale, togliendo linfa all’economia sana. I numeri danno la proporzione del problema: “Alla Dogana pratese da giugno 2023 a luglio 2024 sono state sdoganate merci provenienti dalla Cina per un miliardo e 300milioni di euro con il ricorso al regime di sospensione di imposta, il che si traduce in un mancato pagamento di Iva con grave danno al sistema economico e finanziario italiano”, specifica Tescaroli.
Tra le proposte avanzate da Tescaroli ce ne sono alcune che potrebbero trovare applicazione senza troppi ostacoli. “Sarebbe opportuno considerare che le attività di intercettazione per alcune tipologie di reato del sistema Prato potessero usufruire di norme più incisive: ad esempio, superare il limite dei 45 giorni per le intercettazioni, che è troppo breve per certi reati complessi da ricostruire nella ricerca della prova”.
Sul fronte della prevenzione c’è un altro tassello essenziale: “Se si vuole dare vita ad una vera integrazione, si devono creare le condizioni perché ci sia una inclusione nel rispetto delle norme” Perché Prato, capitale del tessile, non può diventare capitale dell’illegalità sommersa: e la battaglia si vince solo insieme.