LAURA NATOLI
Cronaca

L’ex soldato cinese nella guerra delle grucce: brutale aggressione di Prato, sesto arresto

Si chiude il cerchio sul ferimento dell’imprenditore al Number One. Arrestato a Padova il sesto uomo che faceva parte del commando. Il cinese, 36 anni, è stato rintracciato dopo 9 mesi in un ristorante alla periferia di Padova

Un’altra immagine dal video dell’aggressione nel locale avvenuta il 6 luglio scorso

Un’altra immagine dal video dell’aggressione nel locale avvenuta il 6 luglio scorso

Prato, 8 aprile 2025 – Aggressioni, minacce, tentati omicidi e incendi dolosi. Sono solo alcuni degli episodi violenti avvenuti negli ultimi mesi che si collegano direttamente a quella che gli investigatori definiscono la “faida delle grucce” (e della logistica) per il controllo del mercato nel distretto parallelo cinese. Dal tentato omicidio del 6 luglio, si sono susseguiti una serie di episodi inquietanti che dimostrano come la “guerra” sia ancora aperta. Dopo il ferimento dell’imprenditore al circolo Number One di via Scarlatti, ci sono stati una serie di incendi: il più terribile quello che ha colpito a luglio la Xin Shun Da di via Nottingham che fa capo al figlio di Zhang Naizhong, ritenuto il “capo dei capi” nell’inchiesta sulla mafia cinese “Chinatruck” che nel 2018 portò all’arresto di 33 persone. Dopo l’incendio alla Xin Shun Da, ci sono state le minacce a un altro imprenditore cinese che, accanto all’auto data alle fiamme, ha trovato una bara con la sua immagine. E poi i tre attacchi incendiari in simultanea del febbraio scorso, sempre in ditte riconducibili al figlio di Naizhong. Infine l’incendio alla “Anda” di Madrid. Azienda di logistica collegata a quelle di Prato.

Con l’arresto del sesto uomo si chiude il cerchio su un brutto episodio risalente al luglio scorso. Dopo nove mesi, la polizia, coordinata dalla procura, ha individuato in un ristorante della periferia di Padova, il sesto esecutore materiale, Nengyin Fang, 36 anni, ex soldato dell’esercito della Repubblica Popolare cinese, che, il 6 luglio scorso, all’interno del circolo «Number One» di via Scarlatti, ha partecipato al tentato omicidio ai danni di Chang Meng Zhang, imprenditore cinese, inserito nel mercato della produzione delle grucce, pregiudicato condannato in via definitiva per l’omicidio volontario di Zhijian Su (referente dell’impresa Eurotrans/Oulian), commesso a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, nel marzo 2006.

La vicenda è tristemente nota. La vittima fu accerchiata e colpita ripetutamente in varie parti del corpo, prima con una bottiglia di vetro e, poi, con un’arma da taglio e con pugni e calci, infine fu attinto da numerose coltellate all’addome (fu eviscerato).

Il gestore del locale lo portò sotto casa sua in via Marsala e lo lasciò agonizzante in strada, come la vittima aveva chiesto. Furono alcuni passanti a notarlo e a chiamare i soccorsi. Il cinese venne trasferito in ospedale dall’ambulanza e sottoposto a diversi interventi chirurgici.

Nonostante le gravissime ferite è riuscito, fortunatamente, a sopravvivere e ha iniziato «una proficua collaborazione», ha sottolineato il procuratore Luca Tescaroli, con la giustizia, che ha consentito, tra l’altro, di acquisire preziosi elementi per individuare «l’apporto fornito dalla persona fermata».

Nengyin Fang è risultato essere componente del commando misto «fujanese e dello Zhejiang», proveniente appositamente dalla Cina «per tutelare con il ricorso alla violenza gli interessi imprenditoriali del gruppo monopolista nel settore delle grucce», spiega Tescaroli.

«L’obiettivo della cattura di Fang – aggiunge il procuratore – è stato possibile grazie al continuativo impegno della squadra mobile, impegnata in uno sforzo considerevole per contrastare l’escalation criminale che, dal giugno 2024, caratterizza il territorio di Prato». Fondamentali sono state le intercettazioni, che si sono rivelate ancora una volta decisive e hanno consentito di individuare materialmente Fang nel territorio padovano.

L’altra nota positiva della vicenda è che il consolato cinese ha fornito collaborazione per identificare con certezza il fermato, agevolando così le indagini.

Subito dopo il delitto, l’analisi dei frame estrapolati dal sistema di videosorveglianza del locale in cui è avvenuto il tentato omicidio, ha consentito di individuare uno degli aggressori e, di reperire l’utenza cellulare che aveva in uso, sottoposta a intercettazioni. Emergeva così che l’utenza si era spostata rapidamente dalla Toscana verso Sud Italia e, arrivata in Calabria, grazie a una serrata analisi delle coordinate del positioning, è stata fermata un’auto con a bordo quattro cinesi, che sono stati identificati come corresponsabili dell’aggressione. Il quinto uomo, invece, è sfuggito al primo controllo, ha attraversato lo stretto di Messina, ed è stato bloccato due giorni dopo a Catania, dove è stato individuato sempre sulla base degli spostamenti del cellulare. Tutti e cinque i fermati sono già a processo, in rito abbreviato, e si trovano tutt’ora in carcere (quattro a Reggio Calabria e uno alla Dogaia).

Con il fermo di Fang si è arrivati a individuare l’ultimo soggetto che mancava all’appello, chiudendo così il cerchio sugli esecutori materiali del delitto.