Prato, 8 dicembre 2024 – “Ora le bombe sono cessate, ma continuiamo a vivere nella paura”. Hassan Haidar Khodor, 62 anni, medico ortopedico che ha lavorato a lungo a Prato, sia a Villa Fiorita che al centro Giovannini per l’Asl 4, è ora a Beirut, sua città natale, e risponde al cellulare con una connessione instabile. La telefonata si interrompe ogni minuto. Nell’attacco di Israele al Libano portato avanti con raid aerei ci sono stati almeno 7mila morti e 100mila profughi.
Il dottor Khodor racconta che durante i bombardamenti sul Libano iniziati lo scorso ottobre e durati fino al 27 novembre – primo giorno del “cessate il fuoco” – era sfollato con la famiglia in una zona di campagna vicino a Byblos, l’antico centro fondato dai fenici. “Con mia moglie e nostra figlia che ha solo 2 anni, ci siamo rifugiati da alcuni parenti per sfuggire alla guerra che gli scontri tra Hezbollah e Israele hanno reso terribile. Molti palazzi a Beirut sono stati annientati anche accanto a casa mia. Per fortuna i miei familiari si sono salvati, ma ho perso amici e conoscenti. Pochi giorni fa è stato bombardato un edificio, dove siamo noi a Byblos, da un drone israeliano che cercava un comandante Hezbollah. La notizia era falsa – spiega il medico – ma i morti sono stati 27 di cui 12 bambini. è una carneficina, buttano bombe su palazzi civili. Considerano le persone come un danno collaterale accettabile”. Il dottor Khodor è arrivato in Italia nel 1981 con una borsa di studio per frequentare l’Università di Firenze, dove si è laureato in medicina. Durante il tirocinio ha lavorato come assistente a Villa Fiorita poi per l’Asl al centro Giovannini e in altre città toscane. Dopo la laurea ha conseguito anche alcuni master sull’osteoporosi e sulla schiena. Un curriculum di talento e di sacrifici per cui nel 2012 è stato chiamato in Libano come professore universitario.
“Tornare in patria – aggiunge – è stato utile anche per aiutare i miei fratelli e qui mi sono sposato e sono diventato padre in un lungo periodo di pace per noi libanesi. Purtroppo ora è cambiato tutto. Continuo ad insegnare agli studenti di medicina ma posso farlo soltanto in via telematica quando la connessione regge. Non ho paura per me ma per mia moglie e la mia bambina, voglio tenerle al sicuro e non è facile vista la situazione geopolitica che ci circonda – continua il professore –. Ci sono ancora sparatorie al confine con Israele e quotidiane violazioni della tregua”.
Nelle ultime ore, visto il proseguimento del cessate il fuoco, c’è stato un contro esodo degli sfollati, dalle campagne ai principali centri urbani tra cui Beirut. “Sì, la gente vuole rientrare nelle case e riavere la vita di prima, però non sarà possibile nella grande maggioranza dei casi – sottolinea il dottore libanese – Interi palazzi di molti piani sono stati sbriciolati dai bombardamenti continui. Si dovranno ricostruire strade, quartieri e abitazioni, ma è ancora presto. Qui manca tutto”. Durante il conflitto è stata colpita anche una base Unifil in Libano e quattro soldati italiani sono rimasti feriti, nonostante il cessate il fuoco e i negoziati per la striscia di Gaza la pace sembra ancora lontana, vista l’escalation che coinvolge anche la vicina Siria.
L’appello del dottor Khodor è per gli aiuti che possono arrivare dall’Italia tramite “Medici senza frontiere”. E un gruppo di suoi colleghi di Prato, tra cui il dottor Fabrizio Tempesti, suo grande amico, si stanno adoperando per inviare a Beirut beni di prima necessità.