"Dove sono finiti i nostri soldi?". Se lo chiedono i parrocchiani della Castellina sentendosi traditi da quel prete, il "brillante" e "dinamico" don Francesco, che per lungo tempo (12 anni) è stato la loro guida spirituale. E così ieri mattina qualcuno è andato fino in questura per presentare denuncia. Trattandosi del quartiere bene della città non è difficile immaginare che le donazioni fatte alla parrocchia negli anni siano state sostanziose. "Ho dato soldi a don Francesco per i poveri, ma dove sono finiti? Come li ha usati?". "Siamo stati raggirati con la scusa dei poveri", hanno raccontato i fedeli in questura.
Le denunce devono essere ancora trasmesse in procura. Gli inquirenti dovranno valutare se si possa profilare l’ipotesi di appropriazione indebita o addirittura di truffa. La Diocesi al momento non ha sporto denuncia.
Intanto don Spagnesi deve già rispondere di appropriazione indebita in concorso con il suo viceparroco, don Paolo Ridolfi, entrambi difesi dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo. Un’ipotesi di reato che non figura nell’ordinanza del gip, ma che fa parte dell’inchiesta e si riferisce a un episodio preciso. A incastrare don Paolo è stata una intercettazione telefonica nella quale Spagnesi, sapendo di essere indagato per spaccio, chiede al suo vice di "mettere da parte i soldi ricavati dalle funzioni religiose prima che arrivi Gianfranco (Marzano, contabile della Diocesi) che si occupa di ritirare il denaro delle offerte", scrive il giudice Scarlatti. Nella stessa telefonata Spagnesi aggiunge che "nel corso degli anni ho sempre trattenuto l’intero ricavato della messa del sabato sera". Don Paolo Ridolfi è stato sentito in procura martedì pomeriggio. Un lungo interrogatorio andato avanti per tre ore nel corso del quale il pm Gestri ha chiesto all’indagato se avesse dato quei soldi a Spagnesi. Il viceparroco ha confermato, ma sarebbe stato coinvolto solo in quell’episodio. Ha poi ammesso di essersi accorto del cambiamento del sacerdote. "A volte tornava tutto sudato, aveva gli occhi rossi e tremava", ha raccontato. Lo stesso vescovo Nerbini ha spiegato di aver saputo ad aprile della tossicodipendenza di Spagnesi e di averlo indirizzato da uno psicoterapeuta "per aiutarlo". Percorso che Spagnesi non ha portato a termine. Dunque la tossicodipendenza di don Francesco da qualche mese non era un segreto. Don Paolo ha anche confermato di sapere dell’amicizia fra il parroco e Regina. "Mi accorgevo che a volte la notte non tornava", ha detto don Paolo che condivide la canonica con Spagnesi. Che con Regina aveva una relazione da almeno sette-otto anni. Pare che il prete vivesse stabilmente a casa dell’altro dove avvenivano gli incontri a sfondo sessuale con uomini reclutati sul web. Era durante questi festini che il prete e l’amico offrivano cocaina a fiumi, "Gbl" ma anche "ghiaccio spray". Gli inquirenti sono riusciti a risalire, grazie ai contatti telefonici trovati nel cellulare del sacerdote, a 15 persone che hanno preso parte agli incontri. La lista si allunga fino a 200: tante sarebbero le persone invitate a casa di Regina.
Le 15 persone sentite hanno confermato tutto. La cessione avveniva in casa di Regina e solo in qualche occasione era richiesto un "contributo" per la droga. Tre partecipanti hanno detto di aver ingerito Gbl a loro insaputa e di essere svenuti. Le foto delle persone prive di sensi a causa della potente droga sono state trovate nel telefono di Spagnesi e di Regina e inviate anche sul cellulare di don Paolo. Le indagini della squadra mobile vanno avanti per capire quante persone siano state coinvolte e se sapessero che venivano drogate durante le serate a tre a casa del Regina a Figline. Tutti hanno confermato di essere al corrente che Spagnesi è un prete. I due compagni sarebbero due persone "note" nel mondo gay della zona, come hanno spiegato i testimoni.
Laura Natoli