"Ho perso ordini e migliaia di decine di chili di filato già pronti per i clienti. Perché? Perché da un giorno all’altro i fornitori indiani di quelle materie presenti sul portale del gruppo di Inditex, dopo essere stati sottoposti ad audit, sono risultati inosservanti di qualche requisito e sono finiti con il disco rosso. Ciò significa che tutto quello che ho acquistato da loro, anche prima della revisione e del ricollocamento in Inditex, rimane bloccato e non può partire l’ordine. Per noi è un danno ed una beffa. Soprattutto in un periodo come questo in cui non si può perdere neppure un lavoro, considerato il lungo periodo di frenata della moda". E’ l’esperienza vissuta in prima persona da Giacinto Gelli, imprenditore tessile del distretto del settore filati in stock service e amministratore delegato della Fil3.
"La nostra peculiarità fa sì che compriamo tanto filato da mettere in magazzino in base a quello che il mercato può cercato – spiega – Noi abbiamo tutta merce certificata. Non c’è dubbio che il gruppo Inditex (multinazionale spagnola dedicata all’abbigliamento e alla moda, ndr) fa girare Prato con i marchi di sua proprietà e non solo, tipo Zara, Dutti, Oysho, ha un suo portale, in cui vengono segnalati tutti i fornitori e tutti i passaggi della filiera dall’acquisto della merce in poi. La scelta finale spetta a chi gestisce il portale, per cui i fornitori o i lavoranti debbono essere auditati da loro e scelti, altrimenti non si procede con l’ordine. Fornitori e lavoranti che di base hanno tutte le certificazioni e sono in regola, come il Grs e il Rws: ma oltre questi step indispensabili, poi debbono essere nel portale Inditex dove ci sono alcuni parametri da rispettare, come quella di carattere sociale, tipo lo sfruttamento minorile o basta un estintore fuori posto che sul portale appari con il disco rosso e non puoi lavorare per un tot di mesi per poi essere riammesso dopo un altro audit".
Il caso che racconta Gelli spiega bene un meccanismo burocratico che mal si addice a far scorrere il lavoro senza intoppi.
"Ho preso la merce da tre fornitori dell’India. Quando ho comprato il filato, quei tre sul portale Inditex apparivano verdi, quindi in regola. All’improvviso, però, Inditex li ha messi tutti rossi chi per un motivo e chi per un altro. Un gioco per il quale alla fine ci ho rimesso decine di migliaia di chili. Si perdono ordini per questi lacci burocratici. Una sorta di semaforo impazzito perché basta un minimo cambio di regole e un audit per cui l’azienda fornitrice deve mettersi in regola, che scatta il rosso. Una situazione insostenibile che va avanti da un anno: nel caso specifico il fornitore indiano non sapeva di essere in rosso, è rimasto fermo 4 mesi per poi ritornare in regola nel frattempo 80mila chili di filato: ordine e di tessuto sono sfumati. Ho i filati pronti ma non sono vendibili per una serie di dischi rossi".
La sostenibilità e la tracciabilità imbrigliate da regole e norme inflessibili: un impegno per il quale anche le aziende del distretto si sono impegnate e si stanno impegnando con sforzi di personale qualificato e sforzi economici. "Come sarà il 2025? Sarà un anno strano perché per quanto possa avere in magazzino merce certificata che costa un po’ di più, c’è il rischio che il fornitore Inditex che è verde oggi, domani non lo sia più. E la frittata è fatta: così non si può pensare ad una strategia a lungo termine perché ogni tre quattro mesi cambia qualcosa".
Sara Bessi