I piani contro le bombe. Capolavori a Poggio. La cripta del Duomo e la villa del Barone

Nel giugno del ’40 le opere di Filippo Lippi trasferite nella Villa Medicea. Le difficili contromisure per il pulpito di Donatello: prima l’armatura. in legno, poi lo smontaggio dei pannelli e il deposito in cattedrale . .

I piani contro le bombe. Capolavori a Poggio. La cripta del Duomo e la villa del Barone

I piani contro le bombe. Capolavori a Poggio. La cripta del Duomo e la villa del Barone

In attesa dell’inaugurazione della bella mostra "Arte Ferita, Arte Salvata" al Museo dell’Opera del Duomo, vale la pena ricordare a grandi linee quali provvedimenti vennero presi tra il 1940 e il 1945 per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico. Nell’estate del 1943, d’intesa con la Soprintendenza, le opere più importanti avevano trovato rifugio alla Villa Medicea di Poggio a Caiano, fra queste la Natività e la Pala del Ceppo di Filippo Lippi, la statuetta del Bacchino di Ferdinando Tacca, la Morte di san Girolamo di Filippo Lippi che era conservata nella Cattedrale, e la Circoncisione, proveniente dalla chiesa di Santo Spirito. Anche altre opere del Museo civico, della Cattedrale e del Palazzo Vescovile furono messe in sicurezza in un’aula del convento di San Francesco, che era stata munita di difese antiaeree e di un sistema di allarme.

Negli stessi mesi erano stati rinforzati e protetti gli elementi architettonici di maggior pregio della città, come il loggiato del chiostro romanico del Duomo e le opere che non potevano essere spostate, come il pulpito interno della Cattedrale. Il lavoro di protezione più importante riguardò naturalmente il pergamo di Donatello e Michelozzo, che fu inizialmente protetto con una sorta di armatura in legno e con sacchi di sabbia. Nel 1943 con l’inasprirsi del conflitto e i maggiori rischi di bombardamenti, servivano ulteriori contromisure: per le opere pratesi si cercò un nuovo, ulteriore rifugio in campagna, che fu individuato nella villa del Barone, a Montemurlo: Mino Ottavio Banti, figlio del pittore macchiaiolo Cristiano Banti e usufruttuario della villa, la persona giusta per fare da custode. La Soprintendenza voleva che vi fossero trasferiti anche i pannelli del pulpito di Donatello, ma ci furono molte resistenze da parte delle autorità civili e religiose. Il compromesso alle fine fu trovato: vennero smontati uno a uno e sistemati all’interno del deposito della cripta della Cattedrale, dove era stata nel frattempo messa al sicuro anche la Madonna col bambino di Giovanni Pisano.

Le bombe caddero anche su Prato, la città attraversò per mesi la tragedia della guerra. Il 6 settembre del 1944 venne liberata dall’occupazione nazifascista. "L’uomo biondo sposò la donna bruna", era il messaggio convenzionale trasmesso via radio: significava che i tedeschi avevano abbondonato Prato, come Curzio Malaparte ricordò in un famoso passaggio de La Pelle. "Ed io sorridevo, felice – scrisse –. Le bombe dei “Liberators” non avrebbero accecato le Madonne e gli Angeli del Lippi, non avrebbero spezzato le gambe ai putti di Donatello danzanti nel pergamo del Duomo, non avrebbero ammazzato la Madonna del Mercatale, né la Madonna dell’Olivo, né il Bacchino del Tacca, né la Vergine di Luca della Robbia, né la Salomè di Filippino Lippi, né il San Giovanni delle Carceri. Non avrebbero assassinato mia madre. Ero felice, ma il cuore mi doleva".

an. be.