REDAZIONE PRATO

I pugni guantati di nero. Tommie Smith e Carlos. Quel podio nella storia con Buffa al Garibaldi

Mercoledì lo spettacolo del giornalista di Sky: ultimi biglietti disponibili. Olimpiadi 1968, Città del Messico: la protesta degli atleti di colore. e la solidarietà di Norman. Un gesto di libertà pagato a caro prezzo. .

Mercoledì lo spettacolo del giornalista di Sky: ultimi biglietti disponibili. Olimpiadi 1968, Città del Messico: la protesta degli atleti di colore. e la solidarietà di Norman. Un gesto di libertà pagato a caro prezzo. .

Mercoledì lo spettacolo del giornalista di Sky: ultimi biglietti disponibili. Olimpiadi 1968, Città del Messico: la protesta degli atleti di colore. e la solidarietà di Norman. Un gesto di libertà pagato a caro prezzo. .

Federico Buffa e Due pugni guantati di nero. Una storia da ricordare, da raccontare, mercoledì 7 maggio al Garibaldi: ci sono ancora biglietti, ma sono gli ultimi, da acquistare sul sito del Milleventi. Accompagnato al pianoforte da Alessandro Nidi, il giornalista e narratore di Sky parlerà di Tommie Smith e John Carlos. È una delle immagini più famose del Novecento, quella in cui i due atleti si trovano sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi a Città del Messico, il 16 ottobre 1968, con i pugni alzati, i guanti neri (simbolo del black power), i piedi scalzi (segno di povertà), la testa bassa e una collanina di piccole pietre al collo. Smith e Carlos facevano parte dell Olympic Project for Human Rights e decisero di correre alle Olimpiadi nonostante il 4 aprile Martin Luther King fosse stato assassinato (e molti altri atleti avessero deciso di non partecipare). Tommie Smith arrivò primo (stabilendo il nuovo record mondiale dei 200 metri), Carlos terzo. Sul quel podio salì sul secondo gradino Peter Norman, un australiano che per solidarietà con i due atleti afro-americani indossò durante la cerimonia la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights, fondato l’anno prima da Harry Edwards, sociologo a Berkeley, voce baritonale, discreto discobolo. L’idea era che gli atleti neri boicottassero i Giochi ma era difficile da realizzare. Chi aderiva, portava il distintivo, una sorta di coccarda, ed era libero di manifestare la sua protesta. Smith e Carlos, accolti alla San José perché bravi atleti, a loro volta studenti di sociologia, portavano quel distintivo e volevano manifestare. Appena giù dal podio la loro carriera finirà e la loro vita diventerà un inferno.

Vengono cacciati dal villaggio, Smith e Carlos. Uno camperà lavando auto, l’altro come scaricatore al porto di New York e come buttafuori ad Harlem. A casa di Smith arrivano minacce, l’esercito lo espelle per indegnità. A casa di Carlos minacce telefoniche a ogni ora del giorno e della notte. Sua moglie si uccide. Solo molti anni dopo li riprenderanno a San José, come insegnanti di educazione fisica. E nel 2005 Norman sarà con loro, per l’inaugurazione di un monumento che ricorda quel giorno in Messico. Eccola la storia, che Buffa racconterà anche a Prato.

Milanese, classe 1959, dopo la laurea in giurisprudenza Buffa debutta come telecronista a Telereporter e, nei primi anni Novanta, a TV Koper Capodistria, dove affianca il collega Flavio Tranquillo come commentatore tecnico di pallacanestro. Il sodalizio tra i due continua per oltre un decennio con le telecronache dell’Nba su Tele+ e poi su Sky Sport. Le sue spiccate doti narrative lo portano a condurre anche trasmissioni antologiche, dedicate ai campioni dello sport. Dopo Storie mondiali del 2014, racconto di dieci memorabili match calcistici, nel 2015 esordisce al teatro con lo spettacolo Buffa racconta le Olimpiadi del ‘36, che per due anni riscuote un enorme successo in tutta Italia. Fra teatri e tv, il giornalista ha raccontato Muhammad Ali, Gigi Riva, l’Italia dei mitici mondiali dell’82, e poi Omar Sivori, Maradona e Messi. Tante belle storie, oltre lo sport.