Un Autunno da sfogliare: un’altra settimana ricca di iniziative in Lazzerini. Domani alle 15 per il ciclo di incontri su La cultura umanistica, in collaborazione con l’Associazione degli italianisti, ci sarà Fabbricare storie. Memoria e racconto in Primo Levi. Niccolò Scaffai, che è docente di critica letteraria e letterature comparate all’università di Siena, si soffermerà sulla figura di Levi, autore complesso, chimico di professione, che ha sempre praticato la letteratura sia come testimonianza sia come pura invenzione fantastica. Introduce Beatrice Coppini, Adi-sd Firenze/Prato. Gli incontri sono occasione di formazione certificata dall’Adi, riconosciuta dal Miur come agenzia formativa. Prenotazione [email protected]. Venerdì alle 15 si terrà una conferenza dedicata a Guglielmo Marconi e alla mostra visitabile fino al 21 novembre lungo la galleria espositiva della Lazzerini, realizzata dall’Istituto di studi storici postali Aldo Cecchi, per narrare il suo genio, la sua storia, il successo planetario, in occasione dei 150 anni della sua nascita. Premio Nobel per la Fisica per la scoperta delle onde radio nel 1909, a lui oggi il mondo deve la nascita della radio, della televisione, del wireless e della comunicazione senza confini. Interverranno gli esperti Giancarlo Morolli e Giuliano Nanni.
Sabato 16 novembre alle 17 si chiude La castità della mente, il ciclo di incontri a cura di David Fiesoli. Nell’era dell’intelligenza artificiale, la sfida più importante è riportare al centro del pensiero la cultura umanistica, restituirle la parola, affiancarla alla cultura scientifica. Diventa sempre più urgente coltivare il pensiero critico, contrastare l’idea di un’umanità asservita alla tecnica e di un progresso senza limiti. Attraverso la poesia, la letteratura, la filosofia, si può coltivare quella "castità della mente" che già auspicava Virginia Woolf. Così David Fiesoli dedica questo ultimo incontro a Giuseppe Pontiggia. Contro l’omologazione del pensiero Pontiggia scrive: "I classici non sono nostri contemporanei, siamo noi che lo diventiamo di loro. Dimenticarli in nome del futuro sarebbe il fraintendimento più grande. Perché i classici sono la riserva del futuro".