Ighli Vannucchi dice ciao al calcio. Da Maliseti alla super Serie A

"Sono stato ad un passo dalla Lazio quando era una delle squadre più forti d’Italia".

Ighli Vannucchi dice ciao al calcio. Da Maliseti alla super Serie A

E’ stato campione d’Europa con l’Italia U21 nel 2000 e ha messo insieme oltre 200 presenze in Serie A

Aveva di fatto chiuso la sua carriera da pro nel 2014 nell’allora Lega Pro Prima Divisione, ma aveva continuato a giocare con i dilettanti sino alla scorsa stagione, chiudendo nella Terza Categoria lucchese. E a adesso, a 47 anni, Ighli Vannucchi ha detto stop. Chissà che un domani non possa ripensarci, qualora la nostalgia dovesse prendere il sopravvento. Ma l’ex fantasista di Maliseti, che si è laureato campione d’Europa con l’Italia U21 nel 2000 e ha messo insieme oltre 200 presenze in Serie A fra Empoli, Venezia e Salernitana ci penserà più avanti: ora si dedicherà in primis alla sua attività imprenditoriale a Lucca (dove vive) e alle altre passioni extra-calcio. "Il calcio? E’ la passione di una vita. Ho sempre pensato che lo spogliatoio e la componente aggregativa fossero fondamentali in una squadra, al pari del rispetto nei confronti dei tifosi e della società". C’è stata una "sliding door"? "A 22 anni fui ad un passo dalla Lazio che allora era una delle squadre più forti d’Europa. Sembrava tutto fatto, poi però l’affare saltò. Avrei potuto far parte della rosa che si laureò campione d’Italia. Ero ad un bivio, quando ti trovi in certe situazioni o finisci in una dimensione non tua, la carica motivazionale rischia di venire meno. C’è per questo chi ha smesso prima dei 30 anni.... Io ho ritrovato le motivazioni ad Empoli, dove nel 2006/07 vissi forse la mia miglior stagione: Francesco Pratali, scherzando, mi diceva che ero da Pallone d’Oro". E cosa pensa del calcio di oggi? "Ho avuto la fortuna di vivere in un calcio che viene definito nostalgico, dove c’era più spazio per la fantasia e per il gesto tecnico. E che oggi non esiste più: i giocatori individualisti faticano, la tattica ha portato il calcio di vertice verso un gioco più corale e scontato. Un calcio che continuo a seguire, ma che a mio avviso annoia un po’". Perché Ighli Vannucchi non ha mai vestito la maglia del Prato? "Questione di tempismo. La società non mi aveva mai cercato da ragazzino per il settore giovanile e quando le fece, ad inizio anni ‘90, avevo ormai scelto il Margine Coperta. Con il senno di poi, dico che il momento giusto sarebbe stato forse il mio ultimo anno da professionista, prima che firmassi per il Viareggio. All’epoca però non mi arrivò nessuna proposta dal Prato". Nel futuro di Vannucchi ci sarà ancora il calcio? "Direi di sì, magari in un altro ruolo. Ma ora non ne avrei il tempo: ho il negozio d’abbigliamento da mandare avanti. E’ il motivo per cui si è interrotto il discorso aperto con la Lucchese". Bilancio? "Positivo. Non nego che i soldi siano importanti, ma non ho mai scelto solo in base all’ingaggio: mi interessava divertirmi, il progetto tecnico, l’affetto della tifoseria".

Giovanni Fiorentino