STEFANO DE BIASE
Cronaca

Il blackout dei circoli: "Ci stanno uccidendo"

Da ieri stop alle attività e alla somministrazione. Cavaciocchi (Arci): "Non so quante strutture riusciranno a riaprire dopo questo lockdown"

di Stefano De Biase

Saracinesche abbassate, dipendenti in cassaintegrazione e decine di attività a rischio chiusura definitiva. Da ieri sera i circoli Arci (e più in generale tutti quelli ricreativi, sociali e culturali) sono ufficialmente chiusi per disposizione del Viminale. L’ultima circolare del ministero dell’Interno non solo vieta ogni tipo di attività ricreativa al loro interno, ma blocca pure la possibilità di effettuare la somministrazione ai soci di cibo e bevande. Di fatto i bandoni dovranno restare abbassati almeno fino al 24 novembre, ma il timore è che le restrizioni legate alla pandemia dureranno molto più a lungo. Fra i presidenti dei circoli Arci della nostra provincia si sono generati immediatamente polemiche e malumori per la scelta del governo. Il provvedimento va a colpire 52 attività presenti sul territorio, mandando in cassaintegrazione un centinaio di dipendenti. "Non ce l’aspettavamo", commenta il presidente provinciale dell’Arci, Enrico Cavaciocchi. "Da lunedì ci avevano fatto chiudere ogni iniziativa collaterale, ma almeno pensavamo di essere tutelati per l’attività di somministrazione. Ci hanno fatto spendere migliaia di euro per le procedure anticovid e poi ci chiudono tutto. E’ assurdo". Le prospettive secondo Cavaciocchi sono pessime. "Questo provvedimento significa porre fine al mondo dei circoli Arci come finora l’abbiamo conosciuto. Non so quante strutture riusciranno a superare questo secondo lockdown. La prima volta abbiamo fatto squadra, tutti hanno riaperto e abbiamo cercato forme di aiuto fra circoli. Adesso le prospettive sono molto più preoccupanti". Qualche circolo già ieri è rimasto chiuso, altri cesseranno l’attività questa mattina, come il Quinto Martini di Maliseti. "Solo per il mese di novembre perderemo 15.000 euro", commenta il presidente Giovanni Mosca. "Il governo colpisce in maniera tremenda un presidio fondamentale sul territorio. Come li paghiamo i dipendenti? E’ una chiusura vergognosa". Il presidente del circolo Degli Innocenti di Galciana, Donatello Rosati chiede invece spiegazioni "sulla diversità di trattamento fra circoli e bar". "Perché loro possono stare aperti fino alle 18 e noi stare chiusi almeno per un mese?", domanda. "Questa è una decisione senza senso. Avevamo già fermato ogni attività: corsi di lingua, intrattenimento e iniziative per anziani. Perché questa disparità di trattamento?". Amareggiato e preoccupato anche il presidente de I Risorti alla Querce, Giovanni Lazio. "In quale modo si contiene il contagio togliendoci la possibilità di fare somministrazione? Il nostro socio andrà a prendere il caffè al bar invece di venire al circolo. Quindi cosa cambia? La situazione già era critica, in un pomeriggio di questa settimana abbiamo incassato sette euro in quattro ore d’apertura. Adesso ci danno il colpo di grazia".

Uno spiraglio di speranza per i circoli potrebbe arrivare dalla Regione Toscana. "Ci appelliamo al governatore Giani", conclude Cavaciocchi. "Ci auguriamo che possa dare una interpretazione diversa al dpcm, lasciandoci almeno la possibilità di restare aperti per la somministrazione". Preoccupazione viene espressa anche dall’assessore Benedetta Squittieri. "I circoli Arci, Acli e Mcl sono presidi sociali importanti. La chiusura farà mancare punti di riferimento importanti per la comunità e senza opportuni sostegni rischia di farli scomparire".