
Maxi sequestro di 9.600 marchi contraffatti in una ditta cinese. L’uso dei clichè consentiva di realizzare quotidianamente 85mila capi.
PRATO Maxi sequestro al Macrolotto contro l’industria del falso made in Italy nella moda. Durante un’attività investigativa della procura di Prato, la Guardia di finanza ha eseguito un sequestro preventivo di oltre 9.600 ‘stencil’ - ossia la matrice perforata tipica del procedimento di riproduzione con ciclostile, mimeografo e apparecchi analoghi - con marchi contraffatti, pronti per essere stampati. Il blitz è scattato in un’azienda a conduzione cinese, operante nel Macrolotto. Al termine dell’operazione, i finanzieri hanno proceduto anche con il sequestro di circa 1.000 metri lineari di stoffa in corso di lavorazione: il che significa che si tratta di merce già pronta per essere utilizzata per confezionare capi di abbigliamento da immettere sul mercato della moda Made in Italy.
Tutta la merce sequestrata, come fa sapere in una nota stampa il procuratore Luca Tescaroli, è risultata provenire da un laboratorio di una ditta del Macrolotto, presso cui sono stati sequestrati 20 cliché e 15 punzoni necessari alla stampa di più marchi prestigiosi, ma pur sempre contraffatti. Strumenti di base e parti dell’ingranaggio di una "macchina del falso" che si sarebbe rivelata assai redditizia per il titolare dell’impresa. Infatti, secondo i primi conteggi effettuati, il regolare utilizzo di tali punzoni e matrici avrebbe consentito di trasformare in un solo giorno oltre 85.000 capi di abbigliamento anonimi in capi contraffatti. Un business davvero molto redditizio che grazie alla meticolosa indagine della procura pratese è stato stroncato. Infatti, il conto è presto fatto. "Se si ipotizza la vendita a 10 euro al capo, vi sarebbe stato un indebito introito per 850mila euro giornaliero – spiega il procuratore Tescaroli nel comunicato stampa – Nell’ambiente criminale della contraffazione, il valore economico dei cliché e dei punzoni riveste un ruolo significativo, perché è proprio grazie al loro utilizzo che un tessuto ‘anonimo’ viene trasformato in note griffes della moda attuando così contraffazione su larga scala". Al sequestro di matrici e tessuti, sono seguiti anche i dovuti accertamenti tecnici, che sono stati effettuati con l’ausilio di consulenti specializzati. Questi ultimi hanno evidenziato l’elevatissima fattura e precisione nella riproduzione di quanto sequestrato. Il titolare dell’impresa e il responsabile del laboratorio utilizzato come stamperia sono adesso indagati: a loro la procura contesta i reati di contraffazione e commercio di prodotti con segni falsi.
Questa operazione si inserisce in un più ampio contesto di contrasto alla criminalità economica nel distretto, dove la contraffazione rappresenta un fenomeno radicato e insidioso. Le istituzioni ribadiscono il proprio impegno a tutela dell’imprenditoria sana e del sistema produttivo legale, fondamentale per l’economia locale e nazionale. Il risultato conseguito "è un monito per chi opera in dispregio delle regole, ma è anche e soprattutto uno stimolo per tutti coloro che operano nella legalità e che vedono così tutelati i propri legittimi interessi – conclude il procuratore – La repressione del fenomeno della contraffazione è una delle priorità. Nel breve termine l’attività di contraffazione riduce le vendite di chi opera nel rispetto della legalità, comprime i profitti e contrae i livelli di occupazione; nel lungo periodo il rischio per le imprese si concretizza nella perdita di potere del marchio, provocata dalla concorrenza sleale".
Sa.Be.