REDAZIONE PRATO

Il borgo verde a rischio idraulico. Una donna guida il team di calcio

L’abitato confina con Macrolotto e Pistoia. Tra i cittadini illustri la pianista Benelli Mosell e il ciclista Tinchella

Casale è la frazione più occidentale di Prato, attaccata come una cozza a Pistoia e da Pistoia distinta e distante da quando negli anni duecento Prato, libero comune borgo dei cenciaioli, decise di allearsi per scelta e per obbligo verso l’egemone capoluogo fiorentino, creando l’ostilità di Pistoia e inducendo alla costruzione del fosso di Iolo con il doppio scopo di assestamento idrico e di difesa dai bellicosi confinanti pistoiesi, accaniti risparmiatori che tiravano i coriandoli con l’elastico per riaverli indietro, mentre a Prato per i pistoiesi quattrini e ignoranza facevano a rincorrersi e non si sapeva chi arrivava primo.

La distanza aumentava nei derby al Lungobisenzio, dove s’intonava chi non salta/pistoiese è", cantato a Prato più dell’inno nazionale. Non fu storia d’amorosi sensi nemmeno con il Comune, appartato e decentrato com’era Casale rispetto alle maggiori arterie cittadine con due lottizzazioni industriali e la cementificazione che nel dopoguerra ne hanno tarpato l’antico respiro rurale favorendo gli allagamenti in concomitanza di eventi atmosferici contrari, come la recente alluvione. Il Comune ha testimoniato la sua presenza anche recentemente con le visite dei pezzi da novanta: il vicesindaco Faggi, l’ingegner Criscione e il presidente del consiglio comunale Alberti a studiarle di notte per una zona a forte rischio idrogeologico e una viabilità ancora asfittica. Venti anni fa Alberti ha fatto realizzare una sezione della Pubblica Assistenza efficientissima ed ha aperto una succursale della biblioteca Lazzerini; nel 2001 è nata qui anche un’importante società calcistica la Casale Fattoria partecipante al campionato di calcio di Prima Categoria girone D retta oggi da Filippo e Francesca Fiaschi unica donna in Prato alla guida di una società calcistica con la grinta di quelle che non vogliono la mosca sul naso; fra i protagonisti sportivi del passato si annovera anche il ciclista Daniele Tinchella, il Bartali di noialtri, che nel 1976 vinse con la Magniflex anche una tappa del Giro d’Italia e gli buttarono le braccia al collo; nel recupero dei vari edifici colonici inseriti oggi nell’abitato e lungo la via Casale, s’inserisce anche la casa colonica ristrutturata del direttore dell’unità operativa ortopedica Asl dottor Giovanni Benelli in un incanto agreste di ruspanti e prodotti agricoli: è in questo angolo di beatitudine che ritorna ogni tanto anche la figlia Vanessa Benelli Mosell, fresca di nozze pratesi, direttrice d’orchestra e pianista con dita di acciaio e guanti di velluto, di cui il francese Pascal Rogé disse " E’ il maggior talento naturale che ho incontrato in tutta la mia vita di musicista e insegnante" E Vanessa cittadina del mondo: "E’ sempre rimasto vivo in me l’attaccamento alle mie radici, alla mia famiglia. Casale deve restare l’angolo verde di Prato".

Ma sono molti ancora i problemi che angosciano il borgo di campagna insidiato da quello che si chiama progresso ed è in qualche punto alterazione dell’ecosistema per dirlo con una parola grossa. Un comitato cittadino con partecipe Silvia Guarducci ha notificati una serie di problemi alla stampa, perché Casale serbi il suo connotato verde e rimanga appetibile. Non è più il giardino dell’Eden, ma in fondo alla curva, dopo il ponte che sorpassa la declassata, senti ancora l’odore del vento: è casa, radici, colori, profumo del cielo che al tradizionale "son di Prao e voglio esser rispettao" sostituisce l’immaginifico: "Son Casale, non fatemi del male".

Roberto Baldi