Il branco in piazza Carceri. Tra petardi e inquietudine

Sabato sera: ragazzi che corrono, scoppi. E l’ipotesi di un regolamento di conti .

Il branco in piazza   Carceri. Tra petardi e inquietudine

In piazza. Carceri c’erano i carabinieri

Piazza delle Carceri, sabato sera. C’è tanta gente. Famiglie e gruppi di amici a cena, giovani in piazza, bambini che giocano. Improvvisamente succede qualcosa: decine e decine di ragazzi si mettono a correre, tutti insieme e tutti verso la stessa direzione, ai piedi del Castello. Succede in un attimo. E poi un rumore fortissimo, un boato, probabilmente un grosso petardo che scoppia. Passano pochi minuti e accade di nuovo: un’altra corsa collettiva verso un’altra direzione e poi un altro scoppio fragoroso. Sono le 22.30 di una bella serata

di settembre.

"Eravamo a cena seduti ai tavoli all’aperto – racconta Elena C. –. All’inizio non capivamo cosa stesse succedendo, ci guardavamo con aria interrogativa. Alla seconda corsa e al secondo scoppio ci siamo sentiti a disagio, con noi c’erano anche dei bambini. Abbiamo iniziato a preoccuparci. Al nostro tavolo è arrivata la figlia di amici, un’adolescente, dicendoci che sulle chat dei ragazzi c’era chi ipotizzava potesse esserci un regolamento di conti in centro storico per la rissa al polo scolastico. Non so se ci sia un collegamento con quell’episodio, so quello che ho visto con i miei occhi: una costellazione di cellulari accesi in cui immagino stava passando il messaggio di spostarsi tutti insieme e poi oltre duecento ragazzini che si muovevano all’unisono. So anche quello che ho sentito con le mie orecchie: il fragore degli scoppi. Abbiamo deciso di tornare a casa il prima possibile. I bambini che erano con noi erano spaventati".

In piazza delle Carceri sabato sera c’era una pattuglia dei carabinieri e c’erano anche militari dell’esercito. Pochi uomini per tutti quei ragazzi. Non sono intervenuti e hanno chiamato rinforzi: quando sono arrivati la calma era tornata, in apparenza. Perché quello che è successo sabato sera nel cuore della città porta inquietudine, a prescindere dall’eventuale collegamento con la rissa al polo scolastico. Quei ragazzi, la miriade di cellulari accesi, i movimenti improvvisi e veloci da branco, il fragore dei petardi esplosi intorno al Castello richiamano più una scena da film, che lo scenario di una bellissima piazza in cui passare una serata in famiglia o tra amici. Se poi il collegamento ci fosse, tutto sarebbe molto più grave.

Ci sono tante domande aperte, tante risposte da cercare.

Il problema è molto complesso. Non si deve nascondere, se ne deve parlare.

Anna Beltrame