REDAZIONE PRATO

Il business dei capannoni, c’è l’inchiesta

Aperto un fascicolo sul caso del "buono entrata" da 400.000 euro chiesto a un imprenditore cinese prima del contratto di affitto

La Procura ha aperto un’inchiesta sul caso dell’imprenditore cinese che ha versato ben 400.000 euro (a fondo perduto) per poter entrare nel capannone che aveva reso in affitto. Un’usanza che non è così strana all’interno del Macrolotto pratese dove si fanno affari d’oro con gli affitti dei capannoni ai cinesi. Non è infatti la prima volta che la Procura indaga sul fenomeno e, in alcuni casi, si è già arrivati a processo. Questa volta l’inchiesta ha preso le mosse dalla denuncia di un imprenditore cinese che aveva affittato un capannone al Macrolotto Uno. Alla stipula del contratto con l’agenzia immobiliare gli vennero richiesti 400.000 euro da versare in contanti e a nero come "buono entrata".

La vicenda si è complicata di recente quando l’imprenditore, a causa di dissesti economici, ha saltato il pagamento di tre mensilità. E’ partita la procedura di sfratto ma quando l’uomo ha saldato gli arretrati lo sfratto era già diventato esecutivo. Per poter fare un nuovo contratto il proprietario gli avrebbe chiesto un altro "buono" sempre da 400.000 euro. A quel punto il cinese si è rivolto ai carabinieri per sporgere la denuncia che è già arrivata in Procura. Il pm Alessia Iacopini ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. In sostanza, il proprietario si arroga il diritto di chiedere una somma così importante solo per dare in affitto il suo immobile. A questa accusa si potrebbe aggiungere quella di evasione fiscale visto che passaggio di denaro non è stato tracciato sfuggendo così al fisco. Il pm ha incaricato la guardia di finanza di volgere i primi accertamenti. I possibili indagati sono in fase di identificazione.

Nella denuncia, l’imprenditore cinese ha ricostruito i fatti in maniera precisa e dettagliata raccontando delle richieste di soldi da parte della proprietà e del fatto che quando ha chiesto di poter rinnovare il contratto dopo lo sfratto nessuno abbia tenuto in considerazione l’ingente pagamento fatto sei anni prima.

Un caso simile è già approdato in un’aula di tribunale.A processo con un’accusa ben più pesante, tentata estorsione, c’è una pratese di 52 anni che avrebbe chiesto a un imprenditore cinese la famigerata "buona entrata" per il rinnovo del contratto di affitto. La cifra era alta anche in quel caso: 170.000 euro per non dare seguito allo sfratto richiesto per alcuni abusi edilizi. Abusi che il cinese sostiene fossero già preesistenti.

Le denunce negli anni sono state diverse e il meccanismo è sempre lo stesso. Questo è il sistema in viga al Macrolotto Uno dove i cinesi fanno a gara per accaparrarsi un capannone in cui mettere su la propria attività. Stare al Macrolotto Uno, in quello di Iolo o di Tavola, rappresenta una "vetrina" che per gli imprenditori cinesi non ha prezzo e poco importa se per mettervi piede la prima volta bisogna pagare una specie di tangente. L’usanza dei "buoni uscita" e "buoni entrata" ha acceso più volte i riflettori della Procura che cerca di capire il fenomeno e ricostruire la filiera del passaggio di denaro dietro cui potrebbero nascondersi reati come il riciclaggio e l’autoriciclaggio frutto di lavoro nero, evasione fiscale o contrabbando.

Laura Natoli