Caroppo
A distanza di poche ore e di non troppe decine di chilometri in Toscana c’erano 15 gradi e il sole dal sapore di primavera intorno a Firenze e nella Piana, sulla costa si addensavano nuvoloni sempre più scuri e il mare era grosso, verso la montagna si aspettava la nuova neve. Basta questo scenario per farci dire, una volta di più, che il cambiamento climatico è sotto casa. Davvero. Non ci sono alibi, controspiegazioni, alternative scientifiche. Bisogna attrezzarci per non disperarsi ancora una volta come avvenuto l’altra sera all’Isola d’Elba oppure tra Piombino e la Maremma più profonda.
Il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli chiudendo le indagini sull’alluvione del novembre del 2023 nella Toscana centrale ha puntato il dito sul mancato aggiornamento dei Piani di Protezione civile, gli strumenti che possono e devono dare la visione concreta di quali sono le cose da fare in caso di allerta e quali sono le zone a rischio su cui accendere i riflettori per limitare, almeno, i danni. Gli amministratori chiamati in causa si difenderanno e daranno la loro versione dei fatti. In consiglio regionale toscano sta arrivando a termine il lavoro della commissione d’inchiesta. Tanti testimoni sono stati ascoltati, si aspetta la relazione finale.
Poco tempo fa Erasmo D’Angelis, già capo della struttura di missione nazionale Italia sicura disse che "al cambiamento climatico si risponde con il cambiamento urbano". Dobbiamo riuscire a smaltire anche le piogge "esplosive" "e non basta più la sola rete fognaria costruita e tarata per altre epoche storiche" spiegò. L’urgenza sempre più forte deve spingere la Toscana a varare un’offensiva decisa per far fronte all’emergenza climatica nelle aree urbane e non solo (ieri nuovi smottamenti, per esempio, in Val Bisenzio). Servono i Piani regolatori delle acque da affiancare a quelli generali comunali. Bisogna mettere da parte le polemiche e rimboccarsi tutti le maniche.