Il caso della Texprint di Prato. Operai pestati, causa vinta: "Devono essere reintegrati"

L’ordine del Tribunale dopo che in undici furono licenziati. Per loro anche i risarcimenti. Gli avvocati degli imprenditori: "Ma questo verdetto dice che non ci fu lo sfruttamento".

Il caso della Texprint di Prato. Operai pestati, causa vinta: "Devono essere reintegrati"

L’ordine del Tribunale dopo che in undici furono licenziati. Per loro anche i risarcimenti. Gli avvocati degli imprenditori: "Ma questo verdetto dice che non ci fu lo sfruttamento".

Una sentenza, quella emessa mercoledì scorso dal Tribunale del lavoro di Prato sulla vertenza Texprint risalente a tre anni fa, che può essere letta con lenti diverse. Da una parte il sindacato Sudd Cobas esulta per il reintegro di 11 operai licenziati e sventola il verdetto come una "vittoria al diritto di sciopero". D’altra parte, l’azienda stessa precisa in una nota che "la sentenza, pur ritenendo illegittimi per motivi processuali i licenziamenti degli ex dipendenti iscritti al Si Cobas (oggi Sudd Cobas), ha accertato l’assenza di sfruttamento del lavoro in Texprint".

Due posizioni opposte, intorno ad una vicenda che ha tenuto col fiato sospeso la città per nove mesi con proteste e picchetti dei lavoratori stranieri davanti alla stamperia di via Sabadell (da gennaio 2021), con forti momenti di tensione davanti ai cancelli (fu devastato anche il presidio) dell’impresa a conduzione cinese e con sgomberi forzati. Gli operai denunciavano turni di 12 ore per 7 giorni, lavoro a nero e uso di falsi contratti di apprendistato. "L’azienda è condannata a pagare 400mila euro di risarcimenti ad 11 operai, più contributi previdenziali ed assistenziali dalla data del licenziamento fino a quella della reintegra, più spese legali e processuali. Tutti i contratti di apprendistato sono stati dichiarati illegittimi – si evidenzia in un comunicato del Sudd Cobas – . I licenziati erano accusati di avere bloccato i camion merci in entrata ed uscita dell’azienda. E invece, come si legge nella sentenza, si è trattato del legittimo esercizio del diritto di sciopero e non di violenza". Per il Sudd Cobas "la sentenza va messa accanto alle tante, tantissime sentenze degli ultimi anni che in sede penale hanno assolto operai e sindacalisti accusati di ‘violenza privatà. Oppure alle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che hanno respinto i fogli di via ai sindacalisti che osano fare sindacato davanti ai cancelli". I sindacalisti ricordano lo striscione ‘Non per noi, ma per tuttì, appeso ai cancelli dell’azienda. "In questi tre anni alcuni degli operai Texprint sono stati costretti da un licenziamento illegittimo a tornare a lavorare 12x7 in altre fabbriche del supersfruttamento. Altri tre anni della loro vita sono stati rubati da questo sistema e nessun risarcimento glieli potrà restituire. Ma se oggi Prato è un posto un po’ migliore è anche grazie agli operai Texprint ed alla loro eroica lotta ed al loro esempio".

D’altro canto, la sentenza del 30 ottobre, per l’azienda, ha una valenza di riscatto: "Dopo anni in cui la Texprint e i suoi dirigenti hanno subito ingiustamente una vera e propria campagna diffamatoria e sono stati sottoposti ad indagine a causa delle dichiarazioni degli ex dipendenti iscritti al Si Cobas – riporta la nota dell’impresa – il Tribunale di Prato ha riconosciuto che gli ex dipendenti non hanno lavorato un minuto in più rispetto alle ore previste dal contratto e regolarmente retribuite e che, quindi, il sistema paventato del 12x7 (dodici ore di lavoro per sette giorni a settimana) non è mai esistito in Texprint".

Sara Bessi