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Il corteo con gli invisibili. Il caso permessi soggiorno

Sudd Cobas: "Aspettano mesi. Di tutto ciò si alimenta anche lo sfruttamento". L’idea Pd: "Sperimentazione a Prato, la competenza passi al Comune".

Il corteo organizzato ieri dai Sudd Cobas (Attalmi)

Il corteo organizzato ieri dai Sudd Cobas (Attalmi)

PRATO

"Aspettare mesi per un appuntamento. Dormire la notte ‘in fila’ fuori alla Questura per ritirare il proprio permesso di soggiorno. Ritirare un permesso di soggiorno quando ormai è quasi scaduto". Sono scesi in piazza, i Sud Cobas, accendendo ancora una volta i riflettori sui diritti. Perché esclusione sociale ed esclusione lavorativa finiscono per incontrarsi, aumentando situazioni di marginalità e ‘buchi neri’ che giocoforza finiscono per agevolare sacche di illegalità come quella dello sfruttamente lavorativo, una delle piaghe di Prato. Il sindacato dei Sudd Cobas era in piazza ieri pomeriggio – mentre a due passi si esibivano i gruppi storici della Toscana per il Capodanno dell’Annunciazione – per chiedere soluzioni, ma anche per togliere al problema il mantello dell’invisibilità. Prima un’assemblea in piazza del Comune e poi un corteo fino sotto la prefettura, alla quale i Sudd Cobas hanno chiesto un tavolo sul tema.

Una proposta arriva, intanto, dal Pd di Prato, con il segretario Marco Biagioni: "A livello nazionale serve una riforma delle norme sull’immigrazione, ma ci sono molte proposte concrete, promosse anche dalle associazioni di migranti, che si possono fare nell’immediato. Alcune sono già state sperimentate proprio qui a Prato. La nostra città – osserva – può essere capofila di una sperimentazione nazionale sui permessi di soggiorno, spostando la competenza amministrativa per la verifica dei requisiti dalle Questure ai Comuni, con l’assegnazione delle relative risorse. Le migrazioni non possono continuare a essere trattate come un problema di ordine pubblico".

A rappresentare il Comune ieri al corteo c’era Maria Logli, assessora alla città Contemporanea. Ha ricordato che il tema è fondamentale per la città più multiculturale d’Italia. "Riguarda un pratese su 4. Significa che tante persone devono interfacciarsi con questo meccanismo precarizzante dei permessi di soggiorno". Prato, sostiene Logli, con l’altissima percentuale di stranieri è la città giusta per avviare una sperimentazione sui permessi di soggiorno. "Si tratta tra l’altro di una battaglia storica del Pd – ricorda Logli – nel 2006 ci fu un protocollo d’ intesa tra Ministero dell’Interno, Anci, prefettura e Comune: il rilascio del permesso di soggiorno era sempre in capo alla questura, ma i rinnovi venivano fatti dal Comune. Nel 2009 la sperimentazione è finita. E nonostante avesse avuto buoni risultati non ha avuto seguito".

m. c.