"Vogliamo vedere dove è morto nostro padre". Sono le parole pronunciate davanti allo stabilimento Eni di Calenzano dalle figlie di Vincenzo Martinelli, una delle due vittime residenti a Prato fra i cinque lavoratori che hanno perso la vita lo scorso lunedì a causa dell’esplosione verificatasi nel deposito. Ed è proprio lì che le ragazze si sono recate ieri mattina, insieme alla madre ed alla moglie di un’altra vittima della tragedia, Gerardo Pepe. Ad accompagnarle c’erano il governatore Eugenio Giani, l’assessore regionale Monia Monni, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il presidente del consiglio comunale pratese Lorenzo Tinagli e gli esponenti dell’Anmil Prato. Per una breve commemorazione (con la posa di un mazzo di fiori) che ha avuto luogo davanti ai cancelli.
Sul caso sta indagando la procura di Prato, che nei giorni scorsi ha aperto un fascicolo e che conta anche tramite l’esito delle perizie di ricostruire la dinamica dei fatti a partire dalla causa della deflagrazione. Ieri, però, era il momento del dolore. "Oggi è un momento di sofferenza da un punto di vista umano – le parole di Giani, a margine del minuto di silenzio - se il primo giorno quando è accaduto la preoccupazione è stata la sicurezza dei luoghi, l’individuazione dei motivi di quanto successo, la volontà di prevenire, stamani colgo questo: le cinque vittime erano tutte persone perbene, grandi lavoratori, questo mi ha colpito. Cinque persone morte, nove ragazzi che rimangono senza il padre. Vi è una commozione da un punto di vista umano che coinvolge tutti". La mattinata nel segno del raccoglimento si era aperta idealmente in centro storico, a Prato: alle 10 in punto è stato osservato un minuto di silenzio in piazza del Comune, scandito dai rintocchi della campana di Palazzo Pretorio, alla presenza di una delegazione della giunta e del gonfalone listato a lutto. Hanno partecipato anche molti consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione. Il pensiero è andato a Martinelli, a Carmelo Corso (l’altra vittima pratese) ed alle rispettive famiglie.
"Ci siamo confrontati con i familiari, nelle scorse ore – ha spiegato il vicesindaco Simone Faggi – abbiamo rinnovato loro le nostre condoglianze e ribadito che come amministrazione restiamo a loro disposizione". Il cinquantunenne Martinelli era originario di Napoli, ma si era trasferito in città da anni ed era legato alle due figlie di diciotto e ventuno anni. E anche per non allontanarsi da loro avrebbe rifiutato un’offerta di lavoro dalla Germania.
Corso aveva invece 57 anni ed era nato a Catania, ma viveva a San Giorgio a Colonica da quasi un trentennio. Sposato, con due figli (uno dei quali ex-giocatore di calcio dilettantistico) lavorava per il Raggruppamento autotrasportatori toscani e in passato era stato alle dipendenze proprio dell’Eni come guardia giurata. Anche il presidente del consiglio comunale Lorenzo Tinagli ha avuto modo di parlare con il fratello di Corso e le figlie di Martinelli, manifestando loro cordoglio e solidarietà. "Penso che non esistano parole per descrivere il loro stato d’animo – ha detto – sono e siamo profondamente scossi, come comunità. La priorità è innanzitutto quella di far luce su quanto accaduto".
Giovanni Fiorentino