Prato, 10 febbraio 2019 - Tutti al capezzale di un fortepiano per rianimarlo e restituirgli quella voce familiare per Mozart e per Bach, ma un po’ meno per il nostro tempo. Lo si deve a Paolo Fanciullacci, musicista pratese che dopo aver studiato contrabbasso e tromba, passando dalla Scuola Verdi con l’insegnamento tra l’altro del grande maestro Giulio Gabbiani, s’innamora delle musica antica, e si volge alla pratica del ligneo cornetto (antenato della più comune cornetta, famiglia degli ottoni), di cui è il più noto costruttore, con ben 450 esemplari venduti nel mondo. Il maestro pratese è attratto da sempre dalle «macchine sonore» – ha costruito una spinetta e un singolare organo di cipresso – ed è un prestigioso esecutore richiesto nel mondo per il suo antico cornetto (svolge intensa attività concertistica anche come cantante), ma è anche restauratore di strumenti dell’arte, nonché collezionista di organi, di cembali e fortepiani. Ed ecco che in una travagliata odissea Fanciullacci approda a questo rinvenimento straordinario del fortepiano Rosemberger, lasciato a riposo per secoli in una aristocratica dimora privata in provincia di Siena.
Riesce ad acquisirlo e a lo mette a disposizione del prestigioso Laboratorio Restauro Fortepiano di Firenze. Ora torna a risuonare la voce di questa antica e preziosa «macchina sonora» che ha il marchio di Michael Rosemberger, costruttore viennese metà ‘700, che ha dato vita a uno strumento ritenuto tra i più rari esemplari noti oggi in Italia. Questo strumento, antenato del pianoforte, dei primi dell’800, farà sentire la sua voce martedì 12 febbraio nello spazio dell’Accademia del Fortepiano (in via Camaldoli, a Firenze, alle 20,30), che porta il nome del primo costruttore del più comune pianoforte: Bartolomeo Cristofori, musicista che fu alla corte dei Medici intorno al 1700.
Le dita sulla prestigiosa tastiera le farà scorrere Els Biesemans, specialista in esecuzioni su strumenti storici a tastiera, con la musica di compositori coevi allo strumento (anche Beethoven). «Ascoltare questi concerti sopra questo strumento, restituendone l’ideale sonoro delle origini, sarà come entrare in un altro mondo». Parola di Paolo Fanciullacci.