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Il futuro del Piano lavoro sicuro: "Sicurezza? Miglioramento netto. Ma i risultati vanno consolidati"

Berti, direttore del Dipartimento prevenzione dell’Asl, analizza i 10 anni di attività

Il futuro del Piano  lavoro sicuro: "Sicurezza? Miglioramento netto. Ma i risultati  vanno consolidati"

Berti, direttore del Dipartimento prevenzione dell’Asl, analizza i 10 anni di attività

PRATO

"Il Piano regionale Lavoro sicuro, che è partito il 2 settembre 2014, ha portato e sta portando buoni risultati. Però, perché la prevenzione sia stabile, è necessario uno scatto di responsabilità in più". Così Renzo Berti, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Centro, durante l’analisi dei dati dei dieci anni di attività della task force regionale, avviata dopo il rogo di Teresa Moda il primo dicembre 20213. Una tragedia annunciata, quella di via Toscana, per la promiscuità tra vita e lavoro e delle gravi carenze di sicurezza. "Il progetto si è avvalso di 74 tecnici della prevenzione, dei quali una cinquantina destinati all’area pratese – ricorda Berti che del piano è l’anima – L’integrazione è basata sul rispetto delle regole per cui furono attivate azioni di mediazione linguistica. All’inizio si dovevano setacciare le aziende concentrandosi sull’emersione della promiscuità di lavoro e vita. Ora siamo alla fase 5, che si chiuderà il 31 dicembre 2025, il percorso ha avuto un adeguamento nel tempo ed è cambiato il criterio ispettivo". Sono state controllare quasi 20mila aziende e le sanzioni riscosse in 10 anni da imprenditori fuori regola ammontanao a quasi 28 milioni di euro. Un segnale positivo è il trend di regolarità "cresciuto passando su Prato dal 20,2% del 2014 al 63,6% del 2024". I dormitori in fabbrica sono pressoché spariti e gli impianti sono quasi tutti a norma. Lo mostrano gli indicatori di efficacia che sui dormitori abusivi passano dal 9,7% della prima fase al 2,5% dell’attuale: "I dormitori ci sono ancora, ma c’è stato un cambiamento qualitativo, non troviamo più i loculi dei primi anni". "Il miglioramento della sicurezza è netto, ma è ancora fragile. I risultati non sono consolidati perché si assiste ad un adeguamento più che ad un’assunzione di responsabilità", dice Berti. E aggiunge che "l’illegalità è un tavolo con tre gambe: sicurezza sul lavoro, evasione fiscale e sfruttamento della manodopera". Berti ricorda che l’Asl ha attivato azioni antisfruttamento con un gruppo ad hoc su input della Procura: "Sono stati 75 i procedimenti penali trattati, 154 i deferimenti all’autorità giudiziaria di cui il 63% gestori occulti". Quali idee per il futuro? "Bisogna confermare il pressing ispettivo calibrato sul profilo di rischio e lasciare porte aperte alla compartecipazione di altri enti di controllo col rilancio di attività di prevenzione".

Sara Bessi