Il grillo parlante Milone: "L’allarme inascoltato sulla mafia nel distretto. Ora controlli senza sosta"

L’ex assessore e sceriffo della Sicurezza si toglie i sassolini dalle scarpe "dopo tanta ipocrisia vista in questi giorni". Critiche ai sindacati confederali, al sindaco Prestanti e alla Asl. . .

Il grillo parlante Milone: "L’allarme inascoltato sulla mafia nel distretto. Ora controlli senza sosta"

Aldo Milone, il grillo parlante dopo essere stato lo sceriffo di Prato come assessore.

Lei, in questi giorni in cui è riscoppiato l’allarme mafia nel distretto parallelo, ha ritirato fuori un articolo de La Nazione del 1996, 28 anni fa in cui per primo lanciava l’allarme delle infiltrazioni criminose.

"Ho dovuto tirare fuori quell’articolo in cui lanciavo un allarme circa la presenza della mafia cinese a Prato e il raggiungimento del suo obiettivo, ovvero la conquista del distretto pratese, perchè ho visto e letto tanta ipocrisia da parte di enti, associazioni di vario genere e autorità politiche. Allora completamente mute con un silenzio assordante".

Poi si è meravigliato della smobilitazione nel campo dello sfruttamento da parte di Cgil, Cisl e Uil. Tanto che solo i Cobas sono presenti su questa questione

"Possiamo dire, ovviamente in senso ironico, che le tre sigle sindacali sono state coerenti anche di fronte a questa aggressione nei confronti di appartenenti al Cobas. Come sono state silenziose e omertose, quando procedevo, da assessore, a controlli continui, unitamente al gruppo Interforze, nei capannoni delle aziende cinesi denunciando i titolari per sfruttamento di clandestini e di lavoratori al nero, così si sono comportate con i colleghi del Sudd Cobas".

Il responsabile Asl Toscana Centro per la prevenzione, Renzo Berti ha raccontato di una stagione, dalla tragedia del 2013 nella ditta Teresa Moda, di controlli sulle aziende fuorilegge e di risultati positivi e confortanti nel territorio pratese. D’accordo?

"Per quanto riguarda i controlli degli Ispettori della Regione, sotto la direzione di Berti, mi sono espresso in più occasioni criticando ovviamente il metodo. La loro unica attività era quella di controllare gli impianti elettrici e il funzionamento dei macchinari, era la loro unica competenza tralasciando la posizione dei lavoratori, evitando di riscontrare la loro posizione contributiva di clandestini o lavoratori al nero".

Il sindaco di Carmignano Prestanti ha lanciato messaggi precisi. Vuol coinvolgere anche i proprietari dei capannoni perché tutti devono essere responsabilizzati. Giusto?

"Il sindaco di Carmignano si è accorto solo adesso che le aziende cinesi presenti sul suo territorio lavorano sfruttando i clandestini o tenendo i lavoratori al nero? Cosa significa la convocazione dei proprietari? Il sindaco deve fare una sola cosa. Se ci sono dormitori nei capannoni deve fare un’ordinanza di inagibilità dell’immobile. E poi mandi la sua Polizia municipale a controllare l’attività delle aziende orientali".

Dopo la manifestazione di domenica un coro di solidarietà. Anche da chi si era visto poco o per niente...

"Come spesso accade, la solidarietà arriva sempre dopo, anche da chi ha sempre taciuto. Un comportamento vergognoso. Quando procedevo ai controlli le uniche loro uscite erano contro il mio operato accusandomi di essere un razzista. Del resto si accorsero del fenomeno pratese solo dopo la morte dei 7 operai cinesi nel Teresa Moda".

Ctn ha detto che c’è stato un certo lassismo per non far passare questa terra come razzista... anche lei è stato fatto passare per razzista quando ha chiesto fermezza e rigore.

"Sotto il mio assessorato venivano fatti 3 controlli a settimana. Oltre allo sfruttamento un altro grave fenomeno è l’evasione fiscale. L’Irpet ha stimato un’evasione fiscale nel distretto parallelo di circa un miliardo all’anno.... Le aziende cinesi devono rispettare le leggi del nostro territorio e pagare le tasse. Cerchiamo di non sottovalutare l’espansione della comunità pachistana perchè anche al loro interno ci sono violazioni di leggi sul lavoro macroscopiche. Non vorrei che anche questo allarme fosse disatteso per poi pentircene tra qualche anno".

Luigi Caroppo