La meraviglia di Prato è che le sue aziende, quelle tipiche dell’impannatore, sono attraversate dal pulsare di un’energia creativa destinata a raggiungere con i tessuti tutti gli angoli del mondo. Con le radici piantate nella tradizione e l’intraprendenza di guardare oltre, è nata vent’anni fa Dinamo contemporary fabrics, con sede a Montemurlo in via Milano. L’aspirazione ad una dinamicità moderna lo rivela il nome scelto da Sandro Ciardi, che oggi divide la proprietà con l’unico socio designer e commerciale Emiliano Tempestini, entrambi nati nella culla del distretto tessile più grande d’Europa ed entrambi ex allievi del Buzzi.
Un’evoluzione tutta tipicamente pratese, che porta in giro dal Vecchio al Nuovo mondo oltreoceano fino alle terre australi, un marchio giovane, innovativo e dinamico. "Dinamo è un’azienda tipicamente pratese, che si avvale al cento per cento di lavorazioni esterne – spiega Ciardi – noi siamo il quartier generale dove viene ideato, progettato e commercializzato il tessuto. Ma tutte le fasi produttive sono esterne, dall’orditura alla tessitura fino alla tintoria".
La tradizione in questo ambito è rispettata ed in seno ad essa Dinamo si identifica per una peculiarità che la rende un’azienda outsider. "Non facciamo cardato, ma il nostro core business sta in tessuti uniti tinti in pezza per servire clientela di livello medio alto e stilisti. Non si fa fantasia: ci siamo ritagliati da subito questa specializzazione, producendo tessuti principalmente per donna e in parte per uomo". La filiera di riferimento è nel distretto pratese senza utilizzare tessuti di importazione. "I nostri prodotti sono orditi e tessuti a Prato, rifiniti a Prato e al massimo qualche passaggio di tessitura è al Nord Italia", aggiunge Ciardi, che della città di Malaparte è uno degli imprenditori con maggiore passione per la divulgazione della sua storia, non soltanto tessile. "Un’altra particolarità di Dinamo - prosegue - è che la media dell’età dei dipendenti, 11 in tutto, è di 45 anni. L’azienda gira sui 4-5 milioni all’anno di fatturato immettendo sul mercato un prodotto di alto livello e per grandi brand. Il lavoro è fatto di tanti ordini ma talvolta con piccoli lotti".
A vent’anni dalla nascita, "Dinamo mantiene la sua vocazione attraversando le intemperie dei mercati ondivaghi e gli innamoramenti con la grande distribuzione" senza però snobbarla perché "se capita si può lavorare anche con questo tipo di clientela. Il punto di forza di Dinamo è la capacità di creare tessuti altamente innovativi adatti al settore della moda di lusso, capaci di mixare l’innovazione con i più alti standard qualitativi mondiali. La nostra filosofia rimane quella di essere fedeli alla creatività, alla qualità e al servizio". Un patrimonio che Dinamo custodisce in un prezioso archivio contenente le collezioni realizzate in venti anni di attività. Per non tradire il suo nome, Dinamo fin dall’inizio ha mostrato tutta la sua voglia di essere un vessillo dell’industria tessile al passo coi tempi.
L’animo di Dinamo si coglie bene nella clip da un minuto in bianco e nero, firmata dal regista pratese Tommaso Santi, che con ritmo incalzante racconta in maniera originale lo stile e lo spirito di Dinamo. Una carta di presentazione e affidabilità in più per il core business pratese, spesso offuscato da notizie di un distretto parallelo in cui l’illegalità fa da padrona. "Prato è conosciuta in tutto il mondo per la qualità e per l’innovazione dei suoi tessuti. A livello internazionale ci è riconosciuta una grossa impronta di creativi – commenta Ciardi – così se su riviste specializzate si leggono notizie positive che esaltano il nostro saper fare, lo stesso non si può dire sulla stampa generalista dove spesso rimbalzano con grossa eco fatti di cronaca che non hanno niente a che vedere con il distretto sano. Quel distretto ben conosciuto e riconosciuto dai protagonisti della moda che sanno dell’esistenza di due mondi staccati".
E per il futuro, che cosa vede Dinamo per sé e per il distretto? "Il mantra attuale è quello dell’aggregazione o della dimensione aziendale da aumentare – conclude Ciardi – Però è bene mantenere l’artigianalità perché paradossalmente l’azienda piccola a volte è più creativa perché non è sottoposta a pressioni particolari per raggiungere obiettivi, per esempio, di fatturato. E’ vero che sarebbe importante aggregarsi però l’aggregazione va fatta fra aziende che abbiano lo stesso livello di creatività o almeno di mercato di riferimento".
E adesso si è riaffacciato un problema: quello dell’aumento del costo dell’energia. "Quello è il problema sul quale ci troviamo a confrontarci con i terzisti, che devono combattere con noi sulle tariffe". Una storia che si ripete e per la quale è necessario che le parti trovino un accordo. "Posso accettare certi aumenti pur provando a mediare la composizione del prezzo. A proposito bisognerebbe intervenire a livello istituzionale-politico perché ci sono regole che non vanno bene e sono penalizzanti per le imprese e la filiera. Non dimentichiamo che siamo reduci da un pessimo 2024 e siamo in un 2025 attraversato dall’onda medio lunga di una crisi. La speranza è che dal secondo trimestre si possa provare ad invertire la rotta. Il tessile pratese è importante sulla parte creativa-produttiva e sulla qualità. Prato sa evolversi sempre restando salda su questi capisaldi, anche quando si confronta con la grande distribuzione. Al riguardo ci sono competitor difficili da contrastare, come Turchia e Cina. Anche in questo caso la qualità e l’innovazione fanno la differenza e Prato può reggere il passo, andando ad incidere sul prezzo".
Sara Bessi