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Il ministro: "Non usate i cellulari in classe" Divieto per gli studenti (ma anche per i prof)

Lo stop è in vigore dal 2007 ma ora arrivano nuove circolari. I presidi: "Il problema è l’abuso, c’è sempre qualche studente che fa il furbo"

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Stop ai cellulari in classe. È stata diffusa alle scuole la circolare, firmata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefonini e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi. È confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, "trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti", come peraltro già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare del ministro Fioroni del 2007. Meglio ribadire anche perché c’è sempre qualcuno che fa il furbo pensando (a torto) di non essere visto dal professore in cattedra. L’uso del cellulare è vietato agli studenti, ma anche ai professori, che talvolta ne fanno un utilizzo improprio anche in classe. Nella circolare ministeriale non è specificato, ma molti dirigenti ci tengono a sottolinearlo. "L’attuale ministro ha soltanto rispolverato una normativa già in vigore". È la voce unanime dei presidi pratesi. Dal 9 gennaio, con il rientro sui banchi in molte scuole saranno diramate le nuove circolari che ricordano il divieto di utilizzo degli smartphone in classe. "In realtà è dal 2007 che esiste questa normativa", conferma Paolo Cipriani dirigente del Marconi. "L’uso dei cellulari durante la lezione non è rispettoso e distrae: a scuola si va per imparare nozioni non per chattare con gli amici". Al rientro dalla vacanze di Natale il dirigente insieme al collegio dei professori valuterà se utilizzare una cassetta comune dove far depositare i telefonini agli alunni prima dell’inizio della lezione. "Vedremo come è meglio fare, i ragazzi lo sanno che non possono utilizzare il telefono a meno che non sia autorizzato dal docente per qualche ricerca o lavoro di classe", aggiunge Cipriani. "Il divieto si estende anche ai professori, in alcuni casi questo divieto viene applicato a senso unico, ma non va bene". Niente cellulari nemmeno al Livi-Brunelleschi da almeno cinque anni a questa parte, ma la dirigente Mariagrazia Ciambellotti è contraria al contenitore unico, sarebbe una responsabilità troppo grande per il docente: "Ho 98 classi come potrei gestire i telefonini di tutti?", si chiede. "Molti ragazzi hanno cellulari di valore, metterli tutti insieme in un contenitore all’inizio della lezione significherebbe caricare il professore di troppo responsabilità. E se un telefono va perso? Ogni studente è responsabile di ciò che porta a scuola, e anche del fatto che durante la lezione non si può usare il telefono. Ci sarà maggiore attenzione durante i compiti scritti, gli zaini dove ci sono cellulari, libri e appunti vengono allontanati dai banchi per non rischiare che gli alunni possano copiare o accedere ad internet". Il divieto vale anche per le scuole medie: "Ne parlerò al rientro delle vacanze con i docenti - interviene Mario Battiato dirigente del comprensivo Gandhi -. I ragazzi e le ragazze sanno che non posso utilizzare smartphone se non autorizzati dal docente. C’è qualcuno che fa il furbo, soprattutto trattandosi di ragazzini più piccoli di età rispetto alle scuole superiori, in quel caso il professore valuterà se mettere una nota sul registro o meno".

Da anni quindi, in tutti i regolamenti d’istituto, è rimarcato’obbligo di spegnere gli apparecchi. Ma spesso la tentazione è forte. E puntualmente qualcuno viene pizzicato mentre chatta con l’amico durante le lezioni, fa video ai docenti o selfie durante una spiegazione. C’è chi ne consente l’uso per motivi didattici, ma la linea comune è che a lezione non deve essere utilizzato. Ci sono scuole più rigide, che fanno scattare subito rapporti o sospensioni nei confronti degli indisciplinati, ed altre che cercano di governare più pacificamente il fenomeno. Il messaggio comunque è chiaro: in classe non si chatta con l’amico né si creano stories per Instagram. In classe si studia con o senza telefonino.

Silvia Bini