REDAZIONE PRATO

Il miracolo di S. Caterina de’ Ricci Torna la tradizione del Triduo

Da domani mattina a lunedì nel monastero di San Vincenzo La processione del crocifisso: un rito che si compie da secoli

Una tradizione resta immutata anche nell’anno segnato dal Covid: le monache porteranno per tre volte in processione il Crocifisso miracoloso di Santa Caterina de’ Ricci, la santa di Prato. Il rito è secolare e si compie nel monastero di San Vincenzo Ferreri dal 1542, quando il 24 agosto il Cristo di legno pendente dalla croce che si trovava nella celletta della Santa di Prato si animò e allungò le braccia tendendole verso Caterina. Fu proprio il Crocifisso a chiedere di far memoria di quell’abbraccio miracoloso attraverso tre processioni scandite dalla preghiera per la conversione dei peccatori. Da allora, ogni anno, le Domenicane organizzano un Triduo di preghiera da domani a lunedì 24 agosto.

"Per via delle restrizioni in atto sarà soltanto la nostra comunità insieme al sacerdote officiante e al rettore della basilica di San Vincenzo a compiere la processione - spiega la priora delle Domenicane, suor Anna Ferro - ma i fedeli potranno essere presenti partecipando alla celebrazione eucaristica che si tiene nel coro secondo le norme previste". Ogni anno infatti molti pratesi rinnovano questa sentita tradizione tutta pratese insieme alle monache.Ecco il programma del Triduo: si comincia domani con la messa celebrata da padre Matteo Pedrini alle 8, preceduta dal canto delle lodi alle 7,30; domenica 23 agosto lodi alle 8 e messa alle 8,30 celebrata da don Serafino Romeo; lunedì 24, giorno della ricorrenza, messa alle 8 presieduta dal vescovo Giovanni Nerbini (alle 7,30 canto delle lodi). Ogni giorno recita del vespro con la comunità monastica alle 18,45 (la domenica alle 18,30). Come detto, secondo tradizione durante il triduo seguirà la processione del Crocifisso miracoloso all’interno del monastero. Le celebrazioni eucaristiche si tengono nel coro monastico.

Infine, una curiosità: Santa Caterina de’ Ricci ebbe una corrispondenza epistolare con tre futuri papi: Marcello II, Clemente VIII e Leone XI. Come esperta di religione e amministrazione, i suoi consigli erano ricercati e ascoltati e venivano dati sia di persona che per lettera.