
"TuttoèVita" è un progetto unico in Italia e tra i pochissimi al mondo. È stato rimesso in piedi dai volontari. Attualmente ospita una dozzina di malati. "Seguono le terapie dei medici, noi curiamo la parte spirituale". .
PRATOC’è un borgo che era morto, dove ora invece Tuttoèvita. Senza punti di domanda, senza punti esclamativi. Semplicemente, è così. A Mezzana (nel comune di Cantagallo), un pugno di case incastonate nella parte più ruvida della Valbisenzio, dove ci si è messa pure l’alluvione del 2023 è a sconquassare tutto, ha messo radici un’impresa unica al mondo. Quella di padre Guidalberto Bormolini, il monaco operaio e falegname che ha visto in questo ritaglio di verde "altro". Qui, tra antichi castagni, è attivo un centro di spiritualità rivolto alla cura. Tra le casette di pietra risistemate e inondate di bellezza, c’è anche un hospice (a fine anno sarà pronto per accogliere i malati) per chi non può gestire i tempi ultimi.
"ll Borgo Tuttoèvita nasce per un giro provvidenziale – spiega Bormolini – La sindaca di Prato Ilaria Bugetti era sindaco di Cantagallo. Ci ha suggerito questo posto. Era quello giusto. Era un pugno di ruderi. L’idea di metterli a posto mi sembrava simbolicamente forte. Volevamo fare un’impresa difficile, quasi impossibile, per far capire che si può".
Attualmente il borgo ospita una dozzina di malati, con i cosiddetti caregivers, i familiari che alloggiano con loro. "Non forniamo cure, curiamo solo la parte psicologica e spirituale – precisa Bormolini – Le persone seguono le cure prescritte dai medici".
Unica realtà di questo tipo in Italia, è tra le pochissime al mondo. Sono tre in tutto. Incastonato nel verde dei boschi dell’Appennino il borgo è nato grazie all’instancabile lavoro dei volontari, che si sono rimboccati le maniche. Il lavoro, d’altra parte, fa parte del dna di Bormolini, che viene da una famiglia di fabbri e che a sua volta è stato falegname e liutaio. Il borgo è risorto grazie al lavoro. L’ecovillaggio, una dozzina di casupole in pietra, è abitato da pochi monaci dei Ricostruttori e qualche famiglia. E dai malati che arrivano quassù per intraprendere un percorso di meditazione.
La Casa del Grano, inaugurata nel giugno dello scorso, è strutturata per ospitare i malati con i loro familiari e i loro bambini. "Il progetto è nuovo anche perché inserisce le persone malate in una comunità. La vita, anche nella sua fase di malattia, diventa esperienza di condivisione", spiega Bormolini. A giugno è stata inaugurata anche la Casa Peter Pan dedicata alle attività dei più piccoli che si trovano coinvolti in esperienze di malattia. Quando il borgo andrà del tutto a regime saranno messe a disposizione numerose attività, come l’ortoterapia, arte terapia, musicoterapia, cura e terapie del corpo quali yoga, rilassamento.
La previsione, spiega Bormolini, è di attivare l’Hospice (che sarà convenzionato con la Regione Toscana) entro fine anno, "per ospitare persone affette da patologie considerate inguaribili nelle diverse fasi della malattia con i loro familiari, e offrire un accompagnamento sanitario e spirituale, non solo confessionale". Dialogano le religioni, sotto il cielo di Mezzana. "Vogliamo che i tempi ultimi siano riempiti di bellezza – afferma ancora Bormolini – e che la bellezza possa essere ciò di cui si riempiono gli occhi e il cuore di chi si avvicina alla morte". Come si legge sul sito web dedicato al Borgo e che tiene aggiornati sulle attività in corso e i passi avanti fatti nella realizzazione di questa impresa, sono sempre attivi campi di lavoro per chi vuole aiutare.
m. c.