MARILENA CHITI
Cronaca

Il no: il dovere di stare vicino: "Il medico davanti al valore vita. La soluzione? Le cure palliative"

La posizione di Maria Nincheri Kunz, vicepresidente nazionale Amci e vicepresidente Lilt Prato. Il ruolo dell’hospice "Fior di Primavera": il conforto, il team di specialisti, la sedazione .

Maria Nincheri Kunz (. vicepresidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani)

Maria Nincheri Kunz (. vicepresidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani)

Pubblichiamo un estratto dell’intervento in Commissione Sanità del Senato di Maria Nincheri Kunz Il dolore fisico si debella oggi con cocktail di farmaci di ogni tipo mentre il dolore morale si riduce da sempre con la umanità del medico, la condivisione dei sentimenti, la vicinanza della famiglia. Certo questo dolore cosiddetto totale fatto anche di angoscia, paura, senso di solitudine e abbandono, non può determinare unicamente la decisione di darsi la morte. Con le cure palliative si può morire dignitosamente, attuando un’adeguata assistenza e terapia con anche sedazione leggera o intermittente, lasciando la coscienza a tratti, di fronte a momenti di relazioni parentali o amicali, fino alla sedazione terminale profonda possibilmente concordata col malato, che può prepararsi al trapasso da un punto di vita umano, familiare e anche spirituale. Queste sono le cure palliative di cui Schuurmans, teorico 40 fa della legge sull’eutanasia in Olanda, dice: "Se ci fossero state le cure palliative, la legge sull’eutanasia non ci sarebbe stata". E noi non vogliamo tener conto di questa affermazione? Pazienti arrivati alla decisione di suicidarsi ci hanno ripensato quando sono state loro offerte le cure palliative: ma troppe volte non viene loro detto. E poi di preparare il farmaco mortale se ne dovrebbe occupare il Ssn, nato "per garantire la tutela e il recupero della salute fisica e psichica dell’individuo"? Perché, se al Pronto soccorso arriva un tentato suicidio, io medico non posso esimermi dal soccorrerlo? Si potrebbe dire: ma se vuol uccidersi, lo faccia, perché devo impedirglielo? In realtà lo Stato ha responsabilità della mia salute fisica e anche mentale, se desidero il suicidio. La vita si è il primo diritto di ogni uomo, ma la morte non è un valore che può determinare un diritto. Bisogna chiedersi se la insopportabilità del dolore del paziente non sia da leggersi come l’incapacità dei sani ad accompagnare la persona nella malattia: guai a colui che fa pesare al malato d’esistere! Noi medici dobbiamo difendere i fragili: certo che essi creano sofferenze personali, sofferenze dei parenti, sofferenze sociali, sofferenze economiche, ma portarli alla morte è l’egemonia dei forti sui deboli e l’egemonia dei sani sui malati. Il nostro codice deontologico cita: "Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo dalla sofferenza". Pensiamo alla compilazione dei moduli per la richiesta di suicidio assistito: quanti abusi potrebbero esserci da parte di parenti in attesa di testamento, anche di una misera casa, assistiti magari da un medico compiacente. Le cure palliative sono "la cura totale prestata alla persona affetta da una malattia non più responsiva alle terapie aventi come scopo la guarigione". Vanno potenziate le cure palliative in modo che per il paziente non ci sia solo l’hospice, ma possa beneficiare di cure palliative a domicilio e poi, importantissimo, che vengano attuate cure palliative simultanee che accompagnino il paziente anche per lunghi periodi e lui stesso possa pianificare il suo piano di cura fino alla sedazione terminale. Sul portale dell’ospedale più antico di Parigi, l’Hotel Dieu fondato nel 651, c’è scritto "Se sei malato, vieni e ti guarirò; se non potrò guarirti vieni e ti curerò; se non potrò curarti, vieni e ti accompagnerò": queste sono le cure palliative. Maria Nincheri Kunz vicepresidente nazionale Amci vicepresidente Lilt Prato