REDAZIONE PRATO

Il razzismo sul treno per riflettere

Già Dante Alighieri aveva creato il termine "intuarsi" ovvero "entrare in te" per immedesimarsi nell’altro

E’ di questi giorni la notizia di una ragazza sudamericana fatta scendere dal treno Prato-Firenze dopo aver ricevuto insulti di natura razzista solo per aver starnutito, peraltro indossando la mascherina e avendo misurato la febbre prima di salire sul treno. La condanna verso questi gravissimi episodi deve essere unanime e non solo da parte delle istituzioni: un coro di voci contrarie dovrebbe innalzarsi soprattutto dai cittadini, per manifestare il proprio dissenso verso ogni forma di razzismo, anche quello verbale, in quanto le parole feriscono più del gesto. Ma torniamo al nostro antidoto contro il pregiudizio: mettersi nei panni dell’altro prima di parlare, di agire, comprenderne il vissuto: chi è maestro da questo punto di vista? Sempre lui, il sommo, il gigantesco Dante Alighieri. Il poeta, rivolgendosi all’anima del trovatore Folchetto da Marsiglia nel terzo cielo del Paradiso, inventa il termine “intuarsi”, letteralmente “entrare in te” ossia entrare reciprocamente ognuno nel pensiero dell’altro, anche senza aver proferito parola. “Già non attedere’ io tua dimanda, s’io m’intuassi, come tu t’inmii” (Paradiso, IX canto). Dopo 700 anni possiamo ancora sperare di ritrovare la “retta via”.