Il 2022 sembrava dovesse essere l’anno che avrebbe segnato la fine dei cd musicali. Il fatto che in Italia le vendite nel primo semestre del 2021 siano aumentate del 52% rispetto a quelle dei primi sei mesi dell’anno precedente non cambia molto le cose, se si tiene conto che il 2020 è stato l’anno probabilmente più duro della pandemia a causa del lockdown: questi dati ci si potevano ampiamente aspettare. E anche a Aldo Niccoli, proprietario della storica Casa Musicale di via Tintori, risulta che le vendite dei cd stiano calando rapidamente, e crede che sia un supporto destinato a scomparire in pochi anni.
"Forse tra 20-30 anni potrà tornare in voga come oggetto da collezione, un pò come è avvenuto per il vinile", ci dice. Il vinile, infatti, è stato una vera sorpresa: il suo ritorno prepotente sul mercato ha consentito al negozio di poter riaprire nel 2017, dopo la precedente chiusura. "Il ritorno del vinile è dovuto sicuramente alla sua maggiore qualità del suono rispetto agli altri supporti, sia fisici che digitali, ma per molti penso si tratti anche di una questione di moda". Riprendendo i dati italiani, diffusi dalla Federazione Industria Musicale Italiana (Fimi), le vendite di vinili nei primi sei mesi del 2021 sono aumentate del 189% rispetto a quelle della prima metà dell’anno precedente. Ci chiediamo allora a questo punto quali siano i dati di vendita. "L’80% delle nostre vendite è rappresentato da vinili. Il resto sono cd e musicassette, che vendono più o meno allo stesso modo". Un dato sorprendente, quindi: pare ci sia ancora mercato per le musicassette.
Anche Gianluca, del negozio Music Box 1994 di piazza Mercatale, racconta di vendere soprattutto vinili. E anche lui ha l’impressione che il cd abbia i giorni contati. "Più o meno, c’è un rapporto di 5 a 1 tra vinili e cd venduti, forse anche qualcosa di più". Ci tiene inoltre a sottolineare come l’esperienza di acquistare un disco in negozio sia un’altra cosa rispetto all’acquisto online. "La cosa bella del negozio fisico è la comunicazione che avviene tra il cliente e il gestore, che possono scambiarsi suggerimenti e consigli". Dobbiamo però tenere presente che le grandi major, negli ultimi mesi, hanno chiuso molte fabbriche che producevano vinili e cd in vari paesi, tra cui anche l’Italia, con la Universal che è stata l’ultima a lasciare il nostro paese alla fine del 2021. I maggiori guadagni delle case discografiche derivano infatti dalla cosiddetta ’musica liquida’, quella distribuita in streaming. Un segnale non molto rassicurante per il futuro. Anche se Niccoli sembra piuttosto ottimista.
"Sicuramente non abbiamo gli stessi numeri di 30 anni fa, ma vedo comunque che in negozio c’è movimento. Noi ci diamo da fare organizzando varie presentazioni, e collaborando con le scuole di musica e le scuole medie per avvicinare bambini e ragazzi all’ascolto della musica sui supporti fisici, e per far sentire loro la differenza tra un brano riprodotto tramite un cd (molto simile alla riproduzione in streaming, ndr) e tramite un vinile. Capiscono subito che la qualità del suono è totalmente diversa". La clientela poi è molto varia. "C’è un bambino, avrà 10 anni, che viene accompagnato dal babbo. Noi gli diamo un panchetto e lui fruga fra i dischi, scegliendo da solo quelli che preferisce. Non vuole nessun suggerimento. La musica è contagiante". E forse c’è speranza. Francesco Tartoni