"Intitoliamo uno spazio pubblico, che sia una strada, una piazza o uno slargo, alle sette vittime cinesi che il primo dicembre 2013 persero la vita nel rogo del Teresa Moda". Questa è la proposta con cui la sindaca Ilaria Bugetti ha concluso il suo intervento al convegno "Lavoro sicuro. Sfide locali nel contesto globale", che è stato ospitato al Prismalab in occasione dell’undicesimo anniversario dalla tragedia che si consumò nella fabbrica-dormitorio di via Toscana.
Un fatto così grave ed un sacrificio di vite umane dal quale sono scaturiti controlli mirati ed una task force che ha portato a scoprire le regole di un distretto parallelo e a tracciare la via per la crescita di una cultura della sicurezza. Un’idea che la prima cittadina ha lanciato di fronte ad una platea di istituzioni civili e militari, dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, al prefetto Michela La Iacona, dal procuratore capo Luca Tescaroli all’Asl Toscana Centro con Renzo Berti, direttore del Dipartimento di prevenzione, ai rappresentanti sindacali e delle associazioni di categoria, oltre ai rappresentanti della Direzione territoriale del lavoro, e al vescovo Giovanni Nerbini.
"Sono passati 11 anni – ha detto
Bugetti – dunque lo possiamo fare. Soprattutto lo vogliamo fare per non smettere mai di ricordare quella tragedia sul lavoro e di combattere quel sistema malato, basato su illegalità e complicità". Per la sindaca un gesto che assume un significato simbolico: "Sarà l’omaggio della città a questi sette tra uomini e donne sacrificati sull’altare della moda a basso costo; sarà l’orgoglio di aver avuto la capacità, la forza e la perseveranza di reagire a questa tragedia per dimostrare che il distretto tessile è un’altra cosa, Prato è un’altra cosa". Per arrivare a deliberare la strada o lo spazio pubblico da intitolare ai sette lavoratori cinesi, l’amministrazione comunale dovrà intraprendere un percorso con la commissione toponomastica.
Nel corso del suo intervento, la sindaca Bugetti ha ribadito ancora una volta l’importanza che lo Stato faccia la sua parte in un percorso di contrasto all’illegalità, allo sfruttamento lavorativo e all’evasione fiscale. E se, grazie all’impegno della task force regionale del progetto "Lavoro sicuro", "l’obiettivo di ottenere più sicurezza nei luoghi di produzione cinese possa dirsi raggiunto" d’altra parte "non abbassiamo la guardia e andiamo avanti perché il sistema è fragile. Ora abbiamo bisogno che anche lo Stato faccia la sua parte". La vera emergenza a questo punto non è più la sicurezza nei luoghi di lavoro "ma è lo sfruttamento lavorativo e l’evasione contributiva", sottolinea Bugetti. Un fronte sul quale il Comune si è già mosso "aprendo uno sportello antisfruttamento che collabora anche con la Procura. Si tratta di un intervento che arriva a sfruttamento avvenuto".
La richiesta, ad oggi, è un’altra: "Abbiamo bisogno di spezzare la catena a monte, sul nascere e può pensarci solo e soltanto lo Stato". Ed è sulla scorta di questo proposito che Bugetti ha rinnovato "l’appello al governo affinché assuma un numero importante di ispettori del lavoro da affiancare ai colleghi dell’Asl". E ricorda che non è sufficiente procedere con le assunzioni, ma gli ispettori "devono essere ancorati a un progetto sul territorio. Un progetto che si ripaga da sé grazie alle sanzioni come è già successo per il progetto Lavoro sicuro". Per Bugetti "solo così si combatte l’illegalità e il rischio sfruttamento. Solo così si dimostra senso di responsabilità. Il Comune e la Regione non si sono mai girati dall’altra parte. Ora tocca allo Stato fare altrettanto".
Sara Bessi