REDAZIONE PRATO

Il ruolo degli industriali: "Un piano sicurezza per curare il territorio"

Confindustria Toscana Nord ha affidato la stesura di un piano per la prevenzione idrogeologica a due tecnici di alto livello. Matteini: "E’ il nostro contributo alla pianificazione di futuri interventi".

Il ruolo degli industriali: "Un piano sicurezza per curare il territorio"

Confindustria Toscana Nord ha affidato la stesura di un piano per la prevenzione idrogeologica a due tecnici di alto livello. Matteini: "E’ il nostro contributo alla pianificazione di futuri interventi".

Impatti, prevenzione e assicurazioni contro gli eventi catastrofali: sono questi i binari sui quali si muove il bilancio di Confindustria Toscana Nord ad un anno di distanza dall’alluvione del 2 novembre 2023. Un focus puntuale sulle conseguenze causate dallo stanziare sul territorio pratese della tempesta Ciaran e sulle misure da adottare per il futuro per tutelare (o arginare i danni) maggiormente l’area di interesse di Ctn - Prato, Pistoia, Lucca - dove è concentrato il 30% delle imprese manifatturiere della Toscana.

"Le alluvioni del 2023 sono state un dramma terribile per tutta la comunità e un danno incalcolabile per l’economia. Le aziende ancora ne risentono. Nella generalità dei casi le imprese industriali colpite dall’alluvione del 2 novembre erano assicurate e hanno potuto avere indennizzi dalle compagnie – spiega Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord –. Indennizzi che nel caso dei macchinari sono basati sul valore ammortizzato, non certo su quello del nuovo: chi è stato costretto a ricomprare e reinstallare gli impianti ha dovuto effettuare nuovi investimenti, spesso anche molto consistenti rispetto all’ammontare delle somme ricevute". E’ comprensibile che le perizie del caso "siano state complesse, con la mobilitazione di periti anche da fuori regione, e tempi non sempre brevi". Matteini ricorda che "alcune misure si adattavano particolarmente ad aziende di piccole dimensioni, mentre le industrie hanno fatto ricorso per lo più alle coperture assicurative e allo strumento messo in campo da Simest per fornire ristori alle imprese esportatrici e alle loro filiere". E chiosa: "Soprattutto le industrie hanno attinto a risorse proprie, senza le quali sarebbe stata impossibile una ripresa così celere". Un esempio per tutte? La partecipazione "dopo poco più di due mesi e mezzo dall’alluvione a Pitti Filati di aziende che avevano subito danni molto ingenti".

Tra i nodi da sciogliere cfhe stanno a cuore a Ctn c’è il problema della distanza temporale fra il danno e l’erogazione di indennizzi e ristori. "Nei contatti avuti con la Protezione civile, Ctn e altre associazioni toscane, emiliane e marchigiane hanno chiesto la definizione di una procedura standard che in caso di eventi catastrofali consenta in automatico degli anticipi di risorse per ovviare alle emergenze più basilari, tipo il ripristino dell’energia elettrica, che bloccano la ripresa del lavoro", si legge in una nota.

Tra le novità future sul fronte delle assicurazioni per eventi catastrofali, la più importante è l’obbligatorietà già a partire da gennaio 2025, secondo le normative nazionali: una soluzione i cui contorni saranno definiti da un decreto non ancora uscito, ma che suscita forti perplessità date le numerose variabili in gioco (condizioni, franchigie, perimetro dei beni da assicurare) che potrebbero dare adito a vincoli potenzialmente penalizzanti. Intanto preoccupa l’entità dei premi richiesti alle imprese per le nuove polizze, nonostante l’introduzione di una polizza pubblica Sace che ha svolto (e le imprese auspicano possa continuare a svolgere un ruolo di calmiere anche per il futuro).

"L’obbligatorietà potrebbe introdurre condizioni e vincoli non in linea con le aspettative delle aziende. Siamo in contatto con Confindustria per contribuire alla definizione delle proposte della confederazione per il decreto attuativo, così da scongiurare irrigidimenti deleteri per le imprese – precisa Matteini –. L’obbligo di assicurazione si profila come perentorio, anche perché chi fosse inadempiente potrebbe subire effetti pregiudizievoli nelle agevolazioni pubbliche. Stiamo lavorando per sviluppare ulteriormente a beneficio dei soci i servizi di consulenza, già attivi, in materia assicurativa".

Sul fronte della prevenzione, l’associazione confindustriale ha deciso di portare il proprio contributo, commissionando uno studio sul tema chiave della sicurezza idrogeologica: "i risultati dello studio li metteremo a disposizione dello studio per le rispettive pertinenze, sia degli enti pubblici sia dei nostri soci, per eventuali iniziative di mitigazione a livello di imprese singole o in forma aggregata".

"Sicurezza idrogeologica – si legge nella nota – è prevenzione a tutti gli effetti dal macrotema globale del contenimento dei cambiamenti climatici attraverso la promozione della sostenibilità, fino alla cura del territorio per la mitigazione degli effetti di eventi meteorologici avversi". Ctn pone attenzione ad un fenomeno chiaro e penalizzante in queste situazioni: "La manutenzione del territorio sconta anche la frammentazione delle competenze, ripartite fra Genio civile, Consorzi di bonifica, Province, Comuni, Regione e per alcuni aspetti anche i privati stessi". "Alcuni interventi, anche efficaci, negli anni sono stati fatti – conclude Matteini –. Ma occorre un maggior coordinamento e un’ampia e tempestiva visione d’insieme dei problemi. Ctn vuole dare un proprio contributo alla pianificazione di futuri interventi dei soggetti pubblici e dei nostri soci: come presidenza abbiamo deliberato l’affidamento a Enio Paris, professore emerito dell’Università di Firenze e membro del Comitato tecnico-scientifico della Regione Toscana per l’alluvione 2023, e all’ingegner David Settesoldi di uno ‘Studio per la valutazione del rischio idraulico da collasso arginale in alcune zone delle province di Lucca, Pistoia e Prato’". Lo studio, che è appena avviato e si concluderà fra un anno, è finalizzato allo screening di alcuni dei tratti più critici degli argini di tre corsi d’acqua: il Serchio nel tratto della Media Valle; l’Agna in tutto il suo percorso; il Bisenzio fino alla confluenza del Fosso Reale. La metodologia è incentrata sull’individuazione delle porzioni degli argini stessi che nel caso si rompano possano provocare i danni maggiori".

Sa.Be.